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Rautalampi

Garofoli/Nexus

Genere Teatroragazzi Prosa
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Regia: Nexus

Drammaturgia: Nexus

Attori: Laura Garofoli, Nedzad Husovic, Nexus

Altri crediti: Supervisione drammaturgica: Wu Ming 2 Scrittura di scena: Laura Garofoli, Nedzad Husovic, Nexus Assistente alla regia: Giulia Francia, Alessandro Giova Scene: Andrea Simonetti Costumi: Flavia Trovarelli Disegno luci: Valerio Camelin Con il sostegno di - Festival Contemporaneo futuro (Teatro di Roma) - Short Theatre/AREA06 - CAOS, Centro per le Arti Opificio Siri (Terni) - Csoa Spartaco Lo spettacolo rientra nel progetto Storie cucite a mano, selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Progetto finalista del Premio Scenario Infanzia 2018 Progetto vincitore del Premio «Per-formare il sociale», Festival Presente Futuro 2019

Parolechiave: rom, infanzia, marginalità, boxe, autodeterminazione

Produzione: Garofoli/Nexus, DivinaMania

Anno di produzione: 2020

Genere: Teatroragazzi Prosa

Lo spettacolo racconta la storia di Licia, una bambina rom che vive nel campo nomadi di Rautalampi, nel suo percorso di crescita e autodeterminazione. In scena, i tre interpreti ripercorrono le tappe della costruzione dello spettacolo e del personaggio di Licia attraverso l'esposizione e l'uso di materiale d'archivio ricavato dall'incontro con bambine e ragazzine rom e presentando le proprie vicende autobiografiche: Giuseppe, regista e art-educatore di minori rom; Laura, attrice professionista e boxeur amatoriale; e Nedzad, educatore rom residente in una baraccopoli romana. Saltando fra la scena e il dietro le quinte, il pubblico partecipa così alla costruzione della storia di Licia, nel suo rapporto con la scuola, il campo, la famiglia e il ring, attraverso un linguaggio post-drammatico che combina narrazione, performance e video installazione. Lo spettacolo indaga il tema dell’infanzia ai margini attingendo alle storie di bambine e adolescenti rom: soggetti iper-visibili eppure inascoltati, che più dialtri incarnano gli effetti della povertà educativa e urbana. Dopo un percorso triennale di incontri e laboratori con minori rom, la
compagnia ha infatti raccolto e rielaborato in chiave drammaturgica fonti d’archivio (registrazioni, video, disegni, diari ecc.) e immaginari “ponte” (cartoni animati, canzoni e videogame) che interseca con lo sguardo di Nedzad alla ricerca di un punto di vista situato, paritario e creativo sull’infanzia ai margini. In particolare, le esperienze art-educative più significative si sono svolte nei quartieri periferici romani di Gordiani, Tor Bella Monaca e Rebibbia, e presso il centro diurno Gli Skatenati, rivolto a minori segnalati dall’autorità giudiziaria. Per metodologia e contenuti, lo spettacolo assume quindi una vocazione didattica e pedagogica, ed è particolarmente indicato per classi e gruppi di giovani che vogliano approfondire e discutere i temi della marginalità educativa, dell’ interculturalità e della rappresentazione dell’Altro. Lo spazio scenico ripropone un’ideale sala prove dove la compagnia guida il pubblico nell’allestimento delle diverse scene che raccontano la storia di Licia. Luci, suoni e immagini
vengono manovrate dal vivo sul palcoscenico, proiettando l’ambiente desktop del computer di regia e tenendo costumi e
oggetti di scena sempre a vista. Aprendo le porte del «cantiere teatrale» in chiave scenografica e drammaturgica, il giovane pubblico viene
efficacemente invitato a condividere i dubbi, le scelte e gli incidenti di percorso che hanno caratterizzato il viaggio artistico
e narrativo di Licia. L’ipermediazione dell’ambiente permette alla storia di svilupparsi attraverso l’uso teatrale e performativo di pagine
web, playlist musicali, registrazioni d’archivio, cartoni animati e videogame, favorendo così la moltiplicazione dei piani narrativi
e immaginifici.

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