Regia: Matteo Destro
Drammaturgia: Matteo Destro
Attori: Alay Arcelus Macazaga
Altri crediti: ARRANGIAMENTI, COMPOSIZIONI E MUSICISTA Selene Framarin COSTUMI, Atelier Mamot SCENOGRAFIA, Atelier Mamot MASCHERA, Matteo Destro VIDEO, Francesca Rocchio FOTO DI SCENA, Sofia Nosellotti
Parolechiave: Guernica/ Memoria/ Guerra civile spagnola/ Manipolazione mediatica/seconda guerra mondiale/Picasso/Franchismo
Produzione: Atelier Mask Movement Theatre
Anno di produzione: 2020
Genere: Prosa
IL TEMA
María Ángeles Iriondo era una bambina
quando la sua amata Guernica fu
bombardata il 26 aprile 1937. Era un
lunedì di mercato e la nostra
protagonista si trovava a scuola, quando
le campane della chiesa diedero
l'allarme.
Il 4 giugno dello stesso anno, Picasso
diede l'ultima pennellata al dipinto che
chiamò con il nome della piccola città
basca.
Oggi, in scena, troviamo una María
Ángeles non più bambina, che ad anni di
distanza dalla dittatura spagnola e da
quella travagliata transizione verso la
democrazia, si troverà per la prima volta
faccia a faccia col dipinto.
Un viaggio nella memoria, da quella della
protagonista, intima e personale, a
quella storica di una Spagna provata
dalla guerra civile e di un'Europa che,
attraverso i bombardamenti alla
popolazione civile degli aerei tedeschi e
italiani e attraverso il supporto ai
repubblicani delle brigate internazionali,
faceva le prove generali per la seconda
guerra mondiale.
NOTE DI REGIA
Lo spettacolo mette a fuoco gli avvenimenti storici che vedono il bombardamento di
Guernica come uno dei momenti più drammatici della guerra civile spagnola. Racconta
anche tutta la censura e la manipolazione dell’informazione sui fatti accaduti che il
franchismo ha portato avanti negli anni seguenti, fino all’arrivo nel ’77, pochi anni dopo la
fine della dittatura, del “Pacto del Olvido”, il patto dell’oblio, sancito dall’appena insediato
parlamento democratico con la “Ley de Amnistia”.
Non dimenticare e ripercorrere la storia attraverso il racconto è una necessità sociale per
apprendere, per farci riflettere e per orientarci in un fuggevole e involuto presente, e
questo diventa il grido della nostra protagonista, un’affermazione vitale che le permette di
innalzare il proprio dolore per la morte dei suoi cari e per gli anni di soprusi subìti ad una
prospettiva di speranza e giustizia. “Io sono qui, viva e non voglio dimenticare”, dice María
Ángeles, “e finchè avrò fiato, racconterò”.
A fare da sottofondo alla narrazione troviamo la storia del capolavoro di Picasso, che è
diventato negli anni un simbolo mondiale di pace.
Come nel quadro del pittore andaluso, anche nella messa in scena dello spettacolo è stata
curata con estrema attenzione la trasposizione delle immagini attraverso l’uso di una
maschera molto sensibile al fattore espressivo, una partitura gestuale dettagliata ed
evocativa e un’articolata esecuzione musicale che con agilità diventa melodia tradizionale,
orchestrazione, ambiente sonoro, rumore, facendo corpo unico con tutto il resto. Il
racconto, nonostante il forte carico drammatico, riesce così a portare con sé una nota
poetica e a trovare un respiro di universalità e di risonante attualità. Quello che è successo
quell’aprile del ’37 in Spagna, in forme simili, o solo apparentemente diverse, continua a
succedere ogni giorno in diverse parti del mondo e l’arte, in tutte le sue espressioni, ha il
potere disarmante di metterlo in luce.
Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.
Link:
Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.