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Skua 1940

LaRibalta Artgroup

Genere Prosa
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Regia: Robi Lombardi

Drammaturgia: Robi Lombardi e Matteo Chippari

Attori: Andrea Gattinoni, Federico Spaltini, Matteo Chippari, Matteo Minetti, Matteo Morigi

Altri crediti: Scene e Costumi: Daria Pasinetti Scenotecnica: Giacomo Concina Direzione Musicale: Luca Lombardi

Parolechiave: guerra, pace, soldati, nazismo, guerra mondiale, seconda guerra mondiale, aereo, aviazione, Norvegia, WWII, tedeschi, inglesi, liberà, conflitto,

Produzione: LaRibalta Artgroup

Anno di produzione: 2018

Genere: Prosa

Nell'inverno 1940, in Norvegia inglesi e tedeschi si fronteggiano
per prendere il controllo del paese scandinavo e soprattutto
attingere alle sue enormi risorse di materie prime. Il 27 aprile un
aereo inglese e uno tedesco si abbattono a vicenda, nel pieno delle
lande innevate norvegesi. Tre tedeschi, il pilota, all’apparenza tutto d’un pezzo,Tenente Horst Schopis, un giovane fanatico hitleriano, Josef Schwartz e il gigante muto del gruppo Wolfgang Strunk, sopravvissuti allo schianto, raggiungono un capanno di caccia dove trovare rifugio. Appena riescono ad accendere la grossa stufa di ghisa nella baracco li sorprende l'arrivo dell’equipaggio inglese: il pilota Capitano Charles P. Davenport e l'artigliere Robert Smith che,disarmati, vengono fatti prigionieri. Ne scaturisce una situazione in cui gli spazi costretti e la scarsità di viveri costringe il gruppo a dei compromessi e a un gioco di equilibrio tra le convenzioni militari e la solidarietà umana. La situazione si snoda tra il dramma della guerra, la tragicità della storia, l’ironia della situazione, il calore dell’amicizia che scaturirà da tutto questo.
La truppa, in quattro giorni di convivenza, finisce per fare amicizia, e i cinque soldati, dopo una colossale sbronza dovuta a viveri trovati in un doppio fondo del rifugio, diventerà un luogo di amicizia, relazione e libertà conquistata al riparo dalle pieghe storte della storia e dell’avidità dei potenti.
Ma un ultimo colpo di scena, uno sparo ed un grido, arriveranno a svegliare i soldati da questo sogno di pace e concordia possibile.

NOTE DI REGIA

Quello che abbiamo fatto con Skua è stato evitare il classico spettacolo sulla guerra: troppe volte morale, educativo e didattico, ma distante o ancor peggio calato dall’alto. Skua parte dall’umanità di cinque persone, con le loro idiosincrasie, le loro ferite e, perché no, le loro maschere. È un gioco, ma un gioco molto serio, partito da un canovaccio e nutrito dall’improvvisazione; l’animo, la sensibilità ed il talento di ognuno concorre a questo testo spettacolare in tutte le sue componenti. Skua parla della libertà dagli incasellamenti umani, della libertà dalla paura di un nemico che forse hanno inventato altri e all’esistenza del quale noi crediamo. Skua parla di abbattere barriere e, in fondo, di vera libertà. Skua, in una parola, parla di pace.
Cinque soldati che, ognuno a suo modo, in quattro giorni di convivenza forzata e faticosa, riscoprono sé stessi nel profondo e rivalutano tutto a partire da questa riscoperta. I simboli di questo sono da una lato una pistola e dall’altro la tavola. Una che minaccia, impone, costringe; l’altra che chiede di condividere spazio, tempo, cibo. Non per nulla sarà il ritrovamento di alcool e cibo a scatenare il meglio dell’umanità di questi soldati in una sbronza di proporzioni eccezionali. Perché in vino veritas, la verità delle situazioni e dell’uomo, senza sovrastrutture, senza inibizioni. Senza paura.

Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

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