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Qui e Ora

Collettivo L'Amalgama

Genere Prosa
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Regia: Andrea Collavino

Drammaturgia: Roland Schimmelpfennig

Attori: Caterina Bernardi, Angelica Bifano, Jacopo Bottani, Federica Di Cesare, Massimiliano Di Corato, Gilberto Innocenti, Clara Mori, Davide Pachera, Stefano Pettenella, Miriam Russo

Altri crediti: Light designer: Luigi Biondi Tecnico di compagnia: Theo Longuemare Assistenza alla regia: Olga Mantegazza

Parolechiave: drammaturgia contemporanea tedesca, under 35, compagnia emergente, tempo, meccanica quantistica, relazioni, natura, stagioni, matrimonio, tradimento,

Produzione: Collettivo L'Amalgama

Anno di produzione: 2019

Genere: Prosa

Qui e Ora parla d'amore: sono raccontate le complesse relazioni tra dieci persone con età
differenti. Due persone sembrano essere gli sposi, gli altri, gli invitati al loro matrimonio.
I testi di Schimmelpfennig hanno un timbro onirico che spinge a immaginare, forse a sognare; a operare uno scarto rispetto al pensiero logico per vedere le associazioni che l'autore
suggerisce in maniera quasi cinematografica.
Il linguaggio, apparentemente semplice, sottende un mistero. Le parole quotidiane aprono
delle finestre poetiche, degli spazi immaginativi e spesso il tempo di queste parole non
coincide con quello dell'azione. Il livello temporale, quindi, esplode in un eterno avvicendarsi di passato, presente e futuro. I ricordi, le memorie e i sentimenti accadono e riaccadono sempre, qui e ora.
La bellezza di Qui e Ora risiede soprattutto nella sua coralità: il testo è uno spartito e va suonato da un ensemble per dare vita alle complessità di questi esseri umani. Un lungo tavolo imbandito in una sera d’estate, lampadine appese a un filo lo illuminano, intorno al tavolo gli invitati di un matrimonio in cui gli sposi hanno ormai cinquant’anni. Sia esso la ripetizione di un evento o l’evento stesso è spiegato dalla meccanica quantistica, non c’è passato, presente e futuro, c’è solo il qui e l’ora. Lo spaziotempo che
è “tra”. Un uomo solo, appare da un bosco, davanti a noi, è scalzo, arruffato, con gli occhi sbarrati, in mano ha un corno d’oro, che cerca di suonare, vi riesce, poi scompare di nuovo nel folto dell’erba. Questa immagine è una delle tante che compaiono in Qui e ora, una di quelle che comporranno lo spettacolo, in cui lo spettatore si immergerà in un divenire continuo e in cui la natura, il paesaggio, visto evocato vissuto, produce continue emozioni e diversi stati d’animo. La scena è multiforme, come dicevo si svuota e riempie
di continuo, cambiano le stagioni e i momenti del giorno. Si inizia dall’estate, ma incombe il piovoso autunno e poi la neve e dunque arriva di nuovo la primavera. Come ricreare questa natura, come offrire questa visione di un esterno vasto e odoroso di fieno appena tagliato? Alla morte del suo carissimo amico Michele Besso, Albert Einstein scrive alla sorella e al figlio di Michele, sostenendo che la separazione tra passato, presente e futuro ha solo il significato di un’illusione. Ma poi aggiunge «per quanto tenace». Perché, se il tempo non esiste, noi umani siamo così tenacemente legati a questa illusione? Così risponde Carlo
Rovelli, autore di “Sette brevi lezioni di fisica”: «È la
nostra natura: siamo esseri che vivono nel tempo. Non viviamo al livello elementare del
mondo: viviamo nella sua complessità: Einstein scrive questa lettera strana e
commovente alla famiglia del suo più caro amico che è morto da poco. Scrive per
cercare di offrire una consolazione, per come può. Perché anche il dolore è un’illusione,
visto dalla prospettiva degli atomi, ma non per questo fa meno male».

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