Regia: Ivano Calafato e Marzia Meddi
Drammaturgia: Marco Morana
Attori: Gemma Costa, Andrea Monno
Altri crediti: Movimento scenico Marzia Meddi, Light designer Marco D'Amelio, musiche Paolo Paolacci, dramaturg Edward Fortes, foto e grafica Adriano Natale con il sostegno di Imprenditori di Sogni, Residenza Permanente 2019 Teatro Studio Uno, Matemù. Finalista della XIII edizione del Premio alle arti sceniche Dante Cappelletti.
Parolechiave: inquietudine, comunicazione, legame, teatro fisico
Produzione: LISA
Anno di produzione: 2019
Genere: Prosa
Biografia dell'inquietudine racconta la storia di un giovane uomo, Bernardo, che un giorno decide di lanciarsi dalla finestra. Da questo nuovo inizio, il protagonista parte in un viaggio a ritroso alla scoperta della sua vita. La narrazione comincia dal momento del suo concepimento, attraversa la sua crescita, la sua relazione con i genitori, per soffermarsi poi sul rapporto con Maya, la donna con cui viveva. Il testo si dipana per segmenti ciclici ed è costituito da elementi che ritornano oniricamente, come in una tragedia comica che si interroga su l'assurdità del vivere.
La storia è ambientata in un limbo, un non-luogo in cui morte e vita possono raccontarsi a vicenda, in cui confluiscono per la prima volta. In questo spazio vuoto l’unico oggetto che costruisce e decostruisce immagini, che delinea confini e situazioni, è lo scheletro di una finestra. Esso diventa portale di accesso ad altri mondi e si modifica per evocare momenti presenti e passati in una linea temporale rapsodica, momenti accompagnati da un tappeto di sonorità elettroniche in grado di restituire il riverbero dell’anima dei personaggi. Anche la luce si fa materia viva ed entra come un’installazione per fondersi con l’evoluzione del tempo e dello spazio.
La contraddizione della parola e la disconnessione del pensiero vengono portate avanti da una narrazione ritmica e incalzante, in cui si innesta il linguaggio del corpo, agente detonante che fa esplodere il senso letterale della parola. Il movimento scenico porterà alla luce il sentire sommerso che agita le coscienze dei personaggi. Così, ciò che emerge e ciò che non si vede si intersecano in una danza continua, spariscono e riappaiono all’infinito seguendo l’andamento ciclico del testo.
In una cultura fondata sul consumo esasperato di oggetti ed emozioni, anche i legami tendono a essere determinati da quell’economicismo ormai diventato unico criterio su cui costruire le nostre vite. Le relazioni si nutrono di dinamiche illusorie, siamo abituati a valutare sulla base della loro utilità, nella facilità d’uso, e a disprezzare le contraddizioni. Come dare voce a ciò che non ci corrisponde? Come si risolve l’eterno contrasto tra interiorità e mondo esterno in tutte le sue differenti accezioni?
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