Regia: Leonardo Bianchi
Drammaturgia: Elliot Teatro
Attori: Federico Baldi, Leonardo Bianchi, Maria Campana, Ottavia Della Porta, Maria Chiara Scicolone
Altri crediti: Aiuto regia Ilaria Bisozzi - Composizione dei cori Anna Gentile - Scenografia Elisa Genna - Progetto grafico Alessandro Bianchi - Illustrazione della locandina Greta Pinto
Parolechiave: Tragedia
Produzione: Elliot Teatro
Anno di produzione: 2019
Genere: Prosa Performance
SINOSSI Edipo, ormai toltosi la vista e condannato all’esilio, lascia il governo di Tebe ai due figli, Eteocle e Polinice, con l’accordo che avrebbero regnato u un anno a testa. Ma quando, allo scadere del primo anno, Eteocle si rifiuta di lasciare il trono, Polinice gli dichiara guerra. Si avvera così una triste profezia del padre: i due si trovano a combattere faccia a faccia l’uno contro l’altro e si tolgono la vita a vicenda. Creonte, fratello di Giocasta, sale dunque al trono e decide di onorare il cadavere di Eteocle e di lasciare invece insepolto il corpo Polinice, Antigone desidera a tutti i costi dare degna sepoltura anche a Polinice. Non riuscendo ad ottenere la complicità di sua sorella Ismene, Antigone agisce da sola, e ricopre di terra il corpo del fratello. Sorpresa da una guardia, viene consegnata a Creonte, che la condanna ad essere murata viva fuori dalle mura della città, per aver disobbedito ad una legge di Tebe. Emone, figlio di Creonte e promesso sposo di Antigone, cerca di dissuadere il padre dal suo proposito, ma il suo tentativo si rivela vano. A convincere Creonte è invece Tiresia che profetizza una sciagura nella famiglia del re, se Antigone fosse morta. Ma quando Creonte giunge a liberarla è ormai troppo tardi.
NOTE DI REGIA Quella di Antigone è una storia senza tempo, di duemila anni fa ma anche di oggi. Una storia, non a caso, che ha conosciuto tante riscritture da Sofocle in poi. La storia di una ragazza che disobbedisce alle leggi se queste sono ingiuste, se si oppongono ai valori personali e familiari, se sul piatto c’è la vita e la morte. Due colori a raccontarla: il nero e il bianco, due posizioni estreme ed opposte. Da un lato l’editto di Creonte, le leggi della città, il potere di chi governa. Dall’altro la determinazione di Antigone, le leggi della famiglia, il volere degli dei, i legami di sangue. E, nel mezzo, chi non sa o non osa schierarsi. Un testo in cui si incontrano e si scontrano due cecità: quella di Creonte, che vede il mondo ma non alza lo sguardo più su della sua corona, e quella di Tiresia, che non può vedere ma sa guardare lontano. La voce di Tiresia – che solo attraverso di essa si manifesta- prende corpo e si insinua nelle orecchie di Creonte fino a farlo vacillare. Una scacchiera si fa scenario degli avvenimenti: tutte le mosse sono possibili per queste pedine terribilmente umane, purché non si infrangano le regole del gioco, purché non si esca dal disegno degli dei, purché la propria libertà non invada la casella di qualcun altro. Un racconto tra il buio e la luce, tra ciò che avviene nel silenzio della notte e ciò che deve essere gridato e rivendicato. In cui la luce si fa viva e sorprende i personaggi nei loro gesti eroici e li svela nei loro ripensamenti. Un lavoro collettivo, di incontri e di scontri, di posizioni e opposizioni, di sguardi sul passato e sul presente. Nato e rinato, distrutto e cresciuto tante volte.
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