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Dieci Minuti

Altre Tracce

Genere Prosa
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Regia: Massimo Zatta

Drammaturgia: Valentina Maselli

Attori: Valentina Maselli

Altri crediti: Scenografia: Federica Della Bona

Parolechiave: pensieri, scelta, solitudine, dubbio, violenza psicologica, donna,

Produzione: Altre Tracce

Anno di produzione: 2018

Genere: Prosa

“Dieci minuti” è il tempo dei pensieri. Loro sanno stare schiacciati in uno spazio molto piccolo, come un gomitolo di lana. Ed esattamente come il gomitolo, i pensieri, se dipanati, occupano uno spazio molto più grande.
Un prurito, le unghie che grattano fra la pelle e la stoffa di un vestito da sposa. I fastidi del corpo che si mischiano con quelli dell'anima e della coscienza.
Dieci interminabili minuti che entrano nel grande tema del dubbio. Un personaggio che vuole portare tutti nella parte più fragile: il luogo dove scegliere è complicato, dove scegliere, dove dire “sì” vuol dire mettersi di fronte a tutti i tabù, le convenzioni, le aspettative degli altri.
Questo monologo è in realtà un dialogo fra ciò che gli altri vedono di noi e la voce del bambino che urla i propri desideri.
Quante volte abbiamo preso strade che sapevamo già sbagliate? Quante volte abbiamo sentito che era un “no” eppure ci siamo arresi ad un “sì”?
Che razza di prigione è la nostra mente? Che tipo di reato abbiamo commesso per essere reclusi in vite che in fondo non volevamo?
Tutte queste domande s’infrangono di fronte all'amore o all'illusione dell'amore. Il personaggio vive il dubbio, lotta, si ribella, crolla e poi si ricompone per affrontare con coraggio la scelta.
C'è un desiderio di fondo in questo testo, c'è il desiderio di condividere con tutti l'intimità del dubbio, di spalancare la porta del mondo segreto che spesso viviamo in grande solitudine di fronte alle scelte che riguardano l'amore e la morte.
Un viaggio fra la paura di sbagliare e il coraggio di farlo.
Il testo “Dieci Minuti” è nato dall’urgenza di indagare una domanda precisa ovvero: “perché si resta”. Ci interessava scoprire come su di noi agisce quella fitta ragnatela di pensieri che ci imprigiona in un luogo o in uno stato che di fatto ci fa soffrire e ci danneggia.
Dunque, il luogo d’azione della protagonista è proprio quello mentale, immaginifico. Questi Dieci Minuti, più che un tempo, sono, quindi, uno spazio quasi salvifico, un non-luogo nel quale rifugiarsi, cercando nella sospensione dell’azione una via di scampo, ma dal quale si è comunque chiamati ad uscire, perché la realtà in ogni caso chiama e pretende una scelta.
A tutti è capitato di restare intrappolati in situazioni dalle quali non riuscivamo ad uscire; pur conoscendo la risposta giusta, non riuscivamo ad attuarla. Lo stesso capita a questa donna, sa bene che sposarsi è sbagliato, perché sbagliata è la relazione con un uomo che si capisce essere in qualche modo violento. Nonostante ci porti fino all’ultimo secondo a sperare nella sua emancipazione, di fatto rimane attorcigliata alla rete dei suoi stessi pensieri. Perché, e questa è l’unica risposta che ho trovato alla mia domanda, non importa quanto chiari siano i motivi per andarsene, l’unica cosa di cui si ha davvero bisogno per affrontare un cambiamento è essere pronti, averne la forza

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