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La Madre Folle

Cult of Magic

Genere Danza Teatro-danza Performance
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Regia: Giada Vailati

Drammaturgia: Francesco Sacco

Attori: Giada Vailati

Altri crediti: Light design Marcello Falco Musiche Antonio Vivaldi Sound design Francesco Sacco Selezionato dal Network Anticorpi XL - Vetrina della Giovane Danza d’Autore

Parolechiave: danza, solo, commedia dell'arte, femminile, grande madre

Produzione: Cult of Magic

Anno di produzione: 2019

Genere: Danza Teatro-danza Performance

L’evoluzione del pensiero nei secoli ha portato a plasmare una vera e propria immagine dell’origine dell’uomo, nota come la Grande Madre, entità metafisica dai sentimenti umani. In un poemetto grottesco del XIII secolo l’autore anonimo dipinge la Grande Madre come una strega che cattura e ingerisce un giovane cavaliere per poi rimetterlo alla luce, una volta avvenuta la digestione, munito di volontà e coscienza necessarie per muoversi nel mondo adulto. La generosità della Madre Folle è estremamente corporea, passa attraverso le sue viscere: la consapevolezza viene data in dono al figlio non tramite il verbo bensì il corpo. A questo rito di passaggio, indispensabile affinché la nostra presenza nel mondo non sia casuale bensì volontaria, noi tutti approdiamo prima o poi. Questa performance, traendo spunto dall’anonima chanson de geste, ne interpreta due momenti ben definiti: un prologo in cui la strega mangia il cavaliere, lo digerisce e infine lo espelle; una scena principale in cui il cavaliere corre verso la conquista della consapevolezza.

La performance prevede un solo interprete per entrambe le scene. Nel prologo la danzatrice interpreta la Strega-Madre, personaggio grottesco, estremamente attraente nello sguardo quanto spaventoso nel movimento: qui la danza è radicalmente naturale, generata principalmente dalla zona addominale, spazio fisico in cui avviene la digestione del cavaliere. Nella parte centrale interpreta invece il cavaliere: venuto al mondo dall’apparato digerente della strega, egli inizia a correre e la corsa, azione che simboleggia la conquista dell’indipendenza, è qui l'unico codice di movimento. Il ritmo della corsa segue un climax circolare, che inizia e finisce con la stasi, toccando nel cuore dell'azione un apice di velocità ed intensità: il riferimento al cerchio richiama il rito di passaggio, dove si torna simbolicamente al punto di partenza dopo aver compiuto un percorso evolutivo.

Bibliografia

Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Scienze credenze occulte livelli di cultura, edizione OLSCHKI
Erich Neumann, Storia delle origini della coscienza, edizione Astrolabio
Erich Neumann, La psicologia del femminile, edizione Astrolabio

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