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I Veryferici - inchiesta sotto forma di disco

Shebbab Met Project

Genere Teatroragazzi (13-99) Prosa Danza Teatro-danza Performance
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Regia: Regia collettiva coordinata da Camillo Acanfora

Drammaturgia: Drammaturgia collettiva coordinata da Natalia De Martin Deppo

Attori: Lamin Kijera - Alexandra Florentina Florea - Matteo Miucci - Youssef El Gadha - Younes El Bouzari - Gianfilippo di Bari - Natalia De Martin Deppo - Moussa Mollah Salih - Camillo Acanfora

Altri crediti: in collaborazione con l'Associazione Scenario

Parolechiave: PremioScenarioUstica, laboratorio, comunità/periferie, musicarap, nuovilinguaggi

Produzione: Shebbab Met Project - Cantieri Meticci

Anno di produzione: 2017

Genere: Teatroragazzi (13-99) Prosa Danza Teatro-danza Performance

1. I veryferici arrivano da fuori. Se non arrivassero da fuori non sarebbero veryferici.
2. I veryferici sono donne, veryferiche. Donne cresciute troppo in fretta, che diventano mamme o non lo diventano mai.
3. I veryferici sono figli del mondo che si chiude. Ma loro sanno forzare le serrature.
4. I veryferici suonano. A volte canzoni. A volte botte. A volte i citofoni di notte.
5. I veryferici sono i nipoti di un trickster, di una mondina, di un predone del deserto, di una strega negra.
6. I veryferici ridono. Scappano. Bruciano. Scopano. Mangiano con le mani. Si drogano. Salvano il mondo. Muoiono giovani.
7. I veryferici sono supereroi. O supererrori. Dipende da come si svegliano.
8. I veryferici si lasciano raccontare solo tramite canzoni. Perché la lingua ufficiale gli sta stretta. I veryferici si lasciano disegnare solo con la bomboletta. Loro fanno alla società quello che i graffiti fanno ai muri: li deturpano, li abbelliscono, li irritano. Il loro destino è venire cancellati.
9. I veryferici potrebbero salvare il mondo solo se il mondo volesse essere salvato.
10. I veryferici sono attirati dal centro. La tentazione ad entrare è forte. Il centro li attrae. Come una falena con la luce. Come andrà a finire?

Un gruppo di ragazzi vive ai margini, nelle periferie del mondo. Sono i Veryferiferici. Per noia suonano, scrivono canzoni sulle loro paure, sui loro sogni. I Veryferici decidono di entrare in Centro, c'è pericolo. Si uniscono. Formano una band musicale. Salgono a bordo di un autobus come super eroi. Vogliono fare ascoltare il loro album al produttore. Qualcosa si blocca. La puntina del disco salta. Il sogno si trasforma in incubo.
L’Europa non è più la stessa. Il mondo non è più lo stesso. Ogni speranza si è polverizzata. Il potere pare non accorgersene. Il potere è affamato, di arricchirsi, di produrre. I più deboli vengono spazzati via, lontano, molto lontano.
Atterrano ai margini di zone desolate, abbandonate. Luoghi desertici dove regna desolazione e sconforto. Sono le periferie. Periferie d’Italia. Periferie d’Europa. Periferie del mondo.
In questi luoghi la povertà respira nei palazzoni, nei bambini che urlano seminudi, nelle madri che si affacciano dai balconi.
La disperazione si trasforma. Si gettano colori forti su mura grigia. I colpi del rap scalfiscono il mare di cemento. Nelle periferie nasce un nuovo modo di vedere la realtà, di dirla, di tradirla.
Ma le luci del centro abbagliano le falene.
La rabbia cresce. Sui loro corpi scende la notte. Si parla la lingua del fuoco. Dei san pietrini. Delle grida contro il diverso. Contro quello che come loro è debole, indifeso. Vogliono il centro. Vogliono riprendersi quello che gli è stato tolto.
La gente delle periferie, i veryferici, non ha schemi, non ha progetti, non ha un piano da inseguire. Pensa con l’istinto. Ragiona anche con impulsi bestiali. Distrugge. In questa rabbia cieca la vittoria non ha un lieto fine, solo un altro inizio.

Informazione riservata agli Organizzatori

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