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Fantine *Quando dal Caos nacque l’Amore

servomutoTeatro

Genere Prosa
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Regia: Michele Mariniello

Drammaturgia: Michele Mariniello

Attori: Sara Drago

Altri crediti: assistente alla regia Nicolò Valandro scenografia Silvia Cremaschi sound design Fabrizio Frisan testi rap Giancarlo Latina

Parolechiave: Periferie, I Miserabili, rap, amore, destino

Produzione: servomutoTeatro

Anno di produzione: 2018

Genere: Prosa

Fantine è un monologo tratto dal romanzo “I Miserabili” di Hugo.
Una rivisitazione del personaggio di Fantine, estrapolato dal contesto romantico-ottocentesco e fatto rivivere al giorno d’oggi.
La storia racconta in chiave attuale le vicende del personaggio del romanzo, calato però nel contesto degradato della periferia di una grande città: un cupo agglomerato di palazzoni ad alveare da regime sovietico e case popolari.
Fantine è rappresentata nell’attimo prima di morire, che giace incinta su un letto di ospedale; come se fosse sospesa in un coma, o in un luogo dell’anima, rivede tutta la sua vita, tutto ciò che l’ha condotta lì, nel tentativo di definire il senso della propria esistenza. Fantine inizia a raccontare la sua storia, animando situazioni e personaggi: la vita nella casa popolare, la storia dei suoi genitori, di come la Mamma si sia rifatta tutta, per poi fuggire in Belize con Jesus e di come Papà abbia smesso di parlare, per fissarsi sul televisore; racconta il luogo in cui vive, i panorami disperanti e le persone che vi abitano, vi si rispecchiano; racconta l’abbandono e l’assenza di esempi positivi, la difficoltà e allo stesso tempo l’importanza di scegliere; racconta l’amore, unica possibilità - fra ignoranza e squallore - di cambiare il destino, di contenere la mancanza di controllo che l’uomo ha sulla propria esistenza.

“Io, ho avuto un significato?” Partendo da questa domanda, Fantine ripercorre a ritroso gli eventi che l’hanno portata a quel punto.
L’assenza fisica dei genitori che nei Miserabili si traduce nell’ottocentesco personaggio dell’orfano, nella nostra riscrittura si traduce nell’assenza genitoriale pur nella presenza. I genitori di Fantine sono vivi, ma semplicemente non hanno i mezzi per relazionarsi con la propria figlia. Cresciuta da sola in un simile ambiente tra degradazione, mancanza di prospettive e di buoni esempi, inizialmente Fantine paga scelte non sue. Come una sorta di eredità Fantine è costretta ad accogliere una condizione vitale senza prospettive, in cui il tema delle scelte diventa cruciale.
Se l’unica possibilità di redenzione nei Miserabili consiste nell’amore, inteso come cammino di fede verso il divino, nella nostra scrittura si configura sì nel potere salvifico che ha l’amore, ma Amore inteso come consacrazione a qualcuno o a qualcosa. Amore in contrapposizione all’odio, all’indifferenza, all’emarginazione e alla fatiscenza che contraddistinguono certi luoghi. Amore come possibilità di spezzare l’inerzia di un destino già scritto. Amore come scelta di vita.
Questo atto di amore, come nel romanzo di Hugo, si traduce nel mettere al mondo una figlia riuscendo a garantirle una vita migliore.

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