Regia: Daniele Pilli - Claudia Vismara
Drammaturgia: Marco Andreoli
Attori: Claudia Vismara - Daniele Pilli
Altri crediti: Lighting design: Luigi Biondi Tecnicismi: Francesco Traverso Costumi: Livia Fulvio Costumi: Livia Fulvio
Parolechiave: Spettacolo, Prosa, Fisica, Tempo, Relazioni.
Produzione: I poli a k.o.v. - La fabbrica dell'attore
Anno di produzione: 2018
Genere: Prosa
Prendete uomo, Elia, studente di fisica applicata. Prendete una donna, Laura, in tenuta da casalinga anni ‘80. Persone come tante. Anonime, potremmo dire. Non le notereste camminando per la strada, non ora, almeno. Forse un tempo. Quando lei ambiva a diventare una reporter di fama internazionale e lui lavorava senza sosta a una tesi sperimentale sulla scomposizione dell’unità T: il tempo. Bizzarro come il tempo sia una concezione assolutamente arbitraria. Chiunque potrebbe dare una definizione del tutto personale di ciò che ritiene che sia. Il ticchettio delle lancette dell’orologio. Il colore sbiadito o meno dei ricordi. Il numero di battiti che precede un incontro importante… Esiste sempre un prima, ma non sempre esiste un dopo. Elia e Laura sono vittime inconsapevoli, di quella concatenazione di eventi microscopici che definiscono chi siamo, cosa facciamo, chi amiamo, quando moriremo. Lei ancora non lo sa. Ma lui sì. Perché è proprio lui che diventa artefice inconsapevole di quella disattenzione, di quel non niente, di quello “scusa…”. Giusto il tempo di un attimo. Tic. Non molto di più. La velocità con cui si palesa un pensiero. Tac. Un istante. Un istante che però può diventare lungo una vita. Un istante che consuma mattine, colazioni, giornate al lavoro - “torna presto”- e tg delle otto, e applausi del pubblico, e zuppe di porro… un istante in cui sbiadisce e scolorisce perfino l’imbarazzo di chi non ha più niente da dirsi, la perdita di qualunque pulsione, il salutarsi con abbracci eccessivamente calorosi. “Cielo e mare…”, “Universo…”. Sembrano le battute di uno spot scadente. E forse lo sono.
Il pubblico segue l’avvicendarsi del rapporto tra i due, attraverso una narrazione frastagliata e frammentata che pindaricamente balza avanti e indietro nel tempo, costringendo gli spettatori a ricostruire con minuzia e attenzione quanto accaduto durante il loro primo incontro, il 3 ottobre 1982 in un circolo universitario. Una sciarpa rossa segna inesorabilmente il destino di uno dei due e diventa lo spartiacque tra ciò che avrebbe potuto essere e ciò che non sarà mai.
Una possibilità mancata. La dilatazione di un istante. E una vita assieme. Queste tre cose, insieme, sono "La consuetudine frastagliata dell’averti accanto".
Informazione riservata agli Organizzatori
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