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C'ero una volta io

Traparentesi

Genere Teatro-danza
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Regia: Erica Mattioni

Drammaturgia: Inedito

Attori: Giulia Marcelli, Luisa Amprimo, Martina Tavano

Altri crediti: voce Francesca Zolli scenografie Alex Nazzi

Parolechiave: genere, femmine, non una di meno

Produzione: Compagnia (Tra)parentesi

Anno di produzione: 2018

Genere: Teatro-danza

“C'ero una volta io” è un’opera inedita, nata dalla necessità di indagare il concetto di genere e in particolare il genere femminile, un tema che ci riporta da un lato ad una dimensione ancestrale della persona, ma che si riflette in modo forte sul nostro presente. La differenza di genere e l’identità della donna costituiscono elementi tuttora in costante evoluzione e che emergono sia dai
fatti di cronaca che nella vita quotidiana.
“Siamo pervase dalla nostalgia per l’antica natura selvaggia”, ed è per questo che vogliamo raccontare la dimensione femminile nella sua complessità ripercorrendone la storia e la sua natura mutevole, attraverso quelle figure archetipiche e simboliche nostre madri al di là dello spazio e del tempo, che costellano i miti, le leggende e le favole, per approdare all'immaginario contemporaneo dove l'idea di genere si fa complessa mutevole, diventa autodeterminazione scritta sul corpo.
In questi “luoghi” di luce e ombra, che nell’immaginario collettivo prendono le fattezze della fata e della strega, l’opposizione apparente lascia spazio alla complementarietà, e il mondo femminile si manifesta in tutta la sua natura cangiante. Ed è nel suo mondo che sorretta e spinta da queste forze, la donna lotta per integrare se stessa, lotta per poter fare pace con tutti gli aspetti che
la abitano, riconoscendo nelle sue fragilità l’accesso al proprio potenziale illimitato. Per comprenderlo e conoscerlo è necessario percorrere un itinerario complesso, dove si intrecciano storie e vissuti di donne passate e presenti, raccontate attraverso le suggestioni del linguaggio ancestrale ed istintivo del corpo insieme a quello più sottile delle emozioni.
Nella trasposizione scenica, lo spazio è costellato da tante abat jour di ogni tipo e dimensione che, come testimoni attenti, illuminano e modificano lo spazio d’azione, mettendo luce su piccoli squarci dell’universo femminile e della “magia” con cui viene permeato ogni qual volta lo si osserva nel suo potere alchemico e simbolico di trasformazione e rinnovamento costanti. Tre vasche a
traghettare l’occhio dell’osservatore, tre contenitori all’interno dei quali potrà cogliere tutte le sfumature di cui si colora la donna; e in infine il linguaggio ancestrale delle favole ad accompagnarlo lungo il percorso, con i suoi personaggi archetipici capaci di riagganciare i sensi ad un panorama fuori dal tempo che racconta di tutti noi, delle paure, dei desideri e delle battaglie che la vita ci propone.
Una visione intima, uno sguardo dietro la toppa della serratura, un lampo di luce su di un universo misterioso e complesso che, come un’abat jour, è pronto ad accendersi ogni qual volta si ascolta la formula magica con cui tutto ha inizio: “c’era una volta, tanto tempo fa...”
Il materiale narrativo prende spunto dai testi di Clarissa Pincola Estés “Donne che corrono coi lupi”, “Streghe” di Erica Jong e dal “Piano Femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere” - Non una di meno.

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