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GIOIA - via crucis per simulacri

Teatro Metropopolare

Genere Prosa
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Regia: Livia Gionfrida

Drammaturgia: Livia Gionfrida

Attori: Livia Gionfrida

Altri crediti: scene e animazioni Alice Mangano dipinti Nicola Console musiche e suoni Andrea Franchi assistente alla regia Giulia Aiazzi tecnico di compagnia Michele Percopo

Parolechiave: testa di legno, croce, madre, figlio

Produzione: Teatro Metastasio in collaborazione con Teatro Metropopolare

Anno di produzione: 2018

Genere: Prosa

Gioia è una storia d’amore senza tempo, quella tra una madre e un figlio difficile. Un ragazzo “testa di legno” che decide giovanissimo di intraprendere la cattiva strada e alla fine di lanciarsi in una Grande Impresa che lo condurrà tra le braccia di un ingiusto e paradossale destino.
In scena dialetto siciliano e animazioni video si alimentano di suggestioni letterarie, simboli provenienti dall'immaginario religioso, fatti di cronaca e interviste realizzate in carcere. Ne viene fuori una singolare drammaturgia originale, sospesa tra fiaba e realtà, che ha per protagonisti gli ultimi, i calpestati.

Note di regia
Da qualche anno ho nella testa l’idea di fare uno spettacolo che parli di morti ammazzati per mano dello Stato. Non è un argomento facile per me. Lavoro in carcere, dove da molto tempo conduco una singolare esperienza di ricerca teatrale. Ho conosciuto in questi anni molti detenuti e conosco il duro impegno di chi, agenti e operatori, lavora all’interno degli istituti di pena. Il desiderio che ha fatto nascere “Gioia” non è stato dunque quello di tracciare un facile confine tra buoni e cattivi ma piuttosto quello di raccontare delle storie che in questi anni ho sentito maturare dentro di me. Le storie di Stefano Cucchi e di altri che come lui hanno attraversato insieme alle loro famiglie un terribile calvario, le vicende e i crimini commessi lungo la cattiva strada che alcuni detenuti mi hanno raccontato in questi anni, hanno acceso in me la necessità di provare a scrivere questo monologo. Il lavoro qui proposto fa parte di un fecondo progetto che ha dato vita a studi autonomi e molto distanti tra loro. “Gioia” ne rappresenta lo sviluppo e il punto estremo, in cui nascita e morte si incrociano e perdono i contorni. Per questa ultima stesura ho scelto la lingua siciliana, per i suoi colori aspri e rassegnati con i quali volevo descrivere una famiglia qualunque, senza strumenti economici e culturali, senza difesa.
Livia Gionfrida

Informazione riservata agli Organizzatori

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