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V.S.U.L.A.M. (Volevo Scrivere Una Lettera Al Mondo)

Ciaparrone/Balestra

Genere Performance Installazione Altro
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Regia: Daniela Ciaparrone

Drammaturgia: Ciaparrone/Balestra

Attori: Riccardo Balestra Daniela Ciaparrone

Altri crediti: Traccia sonora: Antonio Santoro

Parolechiave: performance, interattivo, loop, teatro, installazione

Produzione: Ciaparrone/Balestra

Anno di produzione: 2018

Genere: Performance Installazione Altro

Un rito. 30 minuti.
Una donna siede su un banco di scuola tipico degli anni ’60. E’ nuda e intenta a scrivere antiche lettere e a disegnare. Tra pennini, pennelli e altri materiali, viene costantemente monitorata da una un individuo occultato che le aleggia attorno. La figura nera si appropria dell’identità della donna, privandola della sua arte e della sua umanità. Infatti l’individuo non soltanto prende le sue opere e le offre al pubblico ma finirà con l’offrire al pubblico l’ artista stessa.
La performance intitolata Volevo Scrivere Una Lettera Al Mondo coglie l’artista nel momento creativo in cui, nuda ed inerme, si apre al mondo intero dalla sua postazione solitaria. Si siede al tavolo di lavoro colmo di materia e strumenti ed inizia al lavorare la sua carta riempiendola di scritte, simboli e disegni utili alla comprensione dei suoi messaggi. I seguenti fogli, realizzati in calligrafia ed eseguiti con raffinati strumenti, cadranno uno ad uno sul pavimento lasciati liberamente al pubblico, che potrà raccoglierli e farli suoi.
Quell’uomo incarna il mondo intero che proprio nel momento in cui l’artista si dedica ad esso nella stesura di veri e propri messaggi e nel totale rispetto del suo equilibrio, entra varcando la soglia del suo universo e la fa sua, possedendola.
Tutti i processi di vendibilità di un’opera sono ormai trafila quotidiana per le persone che cercano di esporre la propria sensibilità; la performance dunque si apre come critica al “macello” delle idee e dei tanti corpi sensibili quali siamo tutti noi, che quotidianamente veniamo scomposti, espulsi e macellati dalle peripezie burocratiche perdendo ogni diritto d’espressione tralasciando la propria creatività, rimanendo così in un assordante silenzio che richiama quello evocato dalla “Pietà” di Michelangelo: non finita, astratta, ma piena di significato.

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