Regia: Fabio Pisano
Drammaturgia: Fabio Pisano
Attori: Francesca Borriero Roberto Ingenito Claudio Boschi musiche dal vivo di Francesco Santagata
Altri crediti: - Debutto a Roma, teatro Studio Uno, 19-20-21 Gennaio 2018. - Repliche al teatro Tram (Napoli), 25-26-27-28 Gennaio 2018. - Selezione nel programma “Wunderkammer”; recita il 2 Febbraio 2018. - Progetto vincitore della residenza “ContraBBando - Nuovo Cinema Palazzo” (Quartiere San Lorenzo, Roma), 4/16 Giugno 2018. - Selezione ufficiale nel programma del Napoli Teatro Festival Italia 2018 – “sezione Osservatorio”; recita il 5 Luglio 2018. - Selezione nel programma del festival “Borgarti” di Ostuni (Br); recita il 20 Settembre 2018. - Replica al teatro Ricciardi di Capua (Ce), il 24 Gennaio 2020. - Repliche al Teatro Rostocco di Acerra (Na), il 25 e 26 Gennaio 2020. - Replica al Palazzo d'Este di Varese, il 31 Gennaio 2020.
Parolechiave: shoah delazione Celeste di Porto
Produzione: Liberaimago
Anno di produzione: 2018
Genere: Prosa
<<la chiamavano " Pantera nera " e faceva la spia di Kappler. fu l'incubo del Ghetto, quelli che lei salutava per la strada venivano subito arrestati. Per la vergogna suo padre si consegnò alle SS>>
Nel 1925 a Roma, nel Ghetto ebraico, nacque da Settimio ed Ersilia, Celeste di Porto. Non si sa molto di lei, ma alle cronache, su qualche articolo di giornale, qualche ancor non troppo logora memoria tira fuori questa vecchia, impolverata ma spietata storia. La storia della “pantera nera”. Di quella bellissima e fatale ragazzina di diciotto anni che, dopo il rastrellamento del ghetto romano ad opera dei tedeschi guidati da Kappler, decide di diventare una delatrice. Di vendere gli ebrei. I suoi correligionari. Inizia così un vero e proprio periodo buio per gli ebrei del ghetto italiano; coloro i quali venivano “salutati” con un cenno della mano da colei la quale era riconosciuta come una delle più belle ragazze di Roma, non aveva scampo. Per ogni “capo”, lei guadagnava cinquemila lire. E non importa se a finire nelle mani delle camicie nere fossero donne, bambini o uomini. No. La “pantera nera” era indifferente al genere, alle età. Solo la sua famiglia, doveva essere risparmiata. Ma il padre non riuscì a portare questo enorme peso sulla coscienza, e si consegnò alle SS. I fratelli, tra cui Angelo, tanto amato, la rinnegarono. Solo la madre continuò a volerle bene.
Carcere di Regina Coeli, Roma, anno 1994. Sui muri della cella numero 306, terzo raggio, incisa con un chiodo si legge (si leggerà ancora?) la scritta: "Sono Anticoli Lazzaro, detto Bucefalo, pugilatore. Si non arivedo la famija mi e' colpa de quella venduta de Celeste Di Porto. Rivendicatemi". Una tragica denuncia in poche righe.
Anticoli fu arrestato il 23 marzo 1944 al mattino; un povero ragazzo del Ghetto, si guadagnava da vivere combattendo sui ring di terza categoria. Era sposato da poco e aveva una bambina. Quando andarono a prenderlo riuscì ad abbattere tre militi fascisti prima di essere trascinato in carcere. A denunciarlo era stata Celeste. Quella sera, nel suo ufficio di via Tasso, il colonnello Kappler stava compilando l' elenco dei 330 italiani di cui Hitler aveva chiesto la morte per rappresaglia all' attentato di via Rasella e alla strage dei 33 poliziotti tedeschi. Gli mancavano cinquanta nomi e li chiese al questore di Roma, Caruso. Costui, esitante, si rivolse al ministro degli Interni Buffarini Guidi, che gli rispose: "Daglieli, daglieli, se no chissà cosa ci fanno...".
Caruso racimolò quanti più infelici poté, ma non bastavano. Disse Kappler: "Allora trovate qualche ebreo". Ma Lazzaro Anticoli non avrebbe dovuto morire. Nella lista di Kappler non c'era infatti, il suo nome, bensì quello di Angelo Di Porto, fratello della pantera nera, arrestato lo stesso giorno; all' ultimo momento il suo posto nell' elenco, per mano di Celeste, venne preso da Anticoli e Angelo si salvò.
Il legame tra i due, Celeste e Anticoli, è la chiave di volta di tutto lo spettacolo.
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