Regia: Manuela De Meo
Drammaturgia: Manuela De Meo
Attori: Manuela De Meo - attrice Andrea Gobbo - musicista
Altri crediti: Realizzato in collaborazione con Francesco Niccolini, Roberto Aldorasi e Pietro Traldi
Parolechiave: Manzoni, Promessi Sposi, narrazione, letteratura
Produzione: Sementerie Artistiche
Anno di produzione: 2017
Genere: Teatroragazzi (13-99) Prosa
Siamo sicuri che un libro si possa solo leggere?
È proprio vero che i Promessi Sposi finiscono bene? L’innominato era poi davvero un uomo così tutto d’un pezzo? E Manzoni, è realmente così mite o nasconde un’anima precocemente dark...?
Manzoni senza filtro è un funambolesco viaggio tra le pagine dei Promessi Sposi in cui c'è spazio per ridere, indignarsi, commuoversi al ritmo incalzante di un raconto costellato di pezzi originali e accompagnato dalla musica dal vivo.
La riscrittura, che rispetta lo stile, il senso e la profondità dell'opera originale, è funzionale all'avvicinamento alle orecchie d'oggi di un linguaggio e di un'impianto narrativo d'altri tempi.
COME
L’esplorazione del linguaggio attorale sviluppato da Dario Fo nel Mistero Buffo, mi ha dato la chiave teatrale per rendere manifesto ciò che anche io ho scoperto solo dopo diversi anni sui Promessi Sposi: la comicità e la profondità politica.
Nei 50 minuti di spettacolo si alternano momenti di relazione diretta con il pubblico a momenti di interpretazione di alcune scene del romanzo in forma teatrale.
L’IDEA DEL PROGETTO
Il progetto è nato dalla rilettura, con occhi da attrice, del romanzo, a distanza di una decina d’anni dall’ultima lettura universitaria.
La prima grande scoperta è stata: fa ridere.
Si nascondono tra la complessità della vicenda alcune scene, raccontate nei particolari più sottili, che mettono in luce le debolezze di personaggi autoritari attraverso la loro goffaggine mascherata e protetta dal potere politico.
La seconda scoperta è stata: alcune vicende sono specchio di una realtà che non è cambiata attraverso i secoli e le dinamiche sociali e umane rimangono intatte nonostante le circostanze siano tanto cambiate. La visione critica di Manzoni è molto chiara e, dietro un apparente lieto fine, si staglia un quadro quasi apocalittico di una Milano devastata dalla peste che ha potuto dilagarsi tanto a causa della cecità del potere politico concentrato sulla vittoria della guerra piuttosto che nella salvaguardia del paese e della popolazione. La funzione della tanto centrale Divina Provvidenza assume allora un tono di speranza innocente alla quale i poveri e ignoranti cittadini, che non hanno nessun potere sociale, hanno il diritto di affidarsi per cercare un equilibrio nella propria vita altrimenti gestita da un potere politico imperscrutabile.
La volontà è quella di restituire in una forma semplice e diretta come quella della narrazione tutta la tensione di un romanzo considerato a tal punto una pietra miliare della nostra letteratura da essere diventato, negli anni, un vero e proprio mattone.
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