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L’INQUILINO

LAB121

Genere Prosa
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Regia: regia di Claudio Autelli

Drammaturgia: adattamento di Claudio Autelli

Attori: con Alice Conti, Giacomo Ferraù, Michele Di Giacomo e Marcello Mocchi

Altri crediti: tratto dal romanzo L’inquilino del terzo piano di Roland Topor traduzione G. Gandini © 2017 Giunti Editore S.p.A. / Bompiani scene Maria Paola Di Francesco luci Giuliano Bottacin suono Fabio Cinicola assistente alla regia Lorenzo Ponte organizzazione Monica Giacchetto e Carolina Pedrizzetti comunicazione e promozione Cristina Pileggi in coproduzione con Fondazione Campania dei Festival in collaborazione con il Teatro del Cerchio di Parma

Parolechiave: Claudio Autelli, LAB121, L'Inquilino del terzo piano, Roland Topor, thriller psicologico

Produzione: produzione LAB121

Anno di produzione: 2016

Genere: Prosa

Il romanzo di Roland Topor è un avvincente thriller psicologico di estrema attualità in cui la poetica e l’indagine del regista Claudio Autelli incontrano l’immaginario dell’artista francese. La paura dello sconosciuto, dei vicini, del diverso. La vergogna che si trasforma in paura e in psicosi.

Trelkowski è un omino meschino come tanti. Un giorno decide di prendere in affitto l’appartamento nel condominio del signor Zy, accettando le rigide regole imposte per un buon vicinato. Così comincia la spirale tra realtà e immaginazione che trascina il protagonista negli ingranaggi di una macchina infernale che lo vede vittima di misteriose macchinazioni ai suoi danni da parte dei mostruosi abitanti del condominio stesso.
Il condominio è una metafora dell’intera società, e gli incontri con gli inquilini sono una battaglia interiore con le proprie paure.
L’inquilino del terzo piano è il risultato letterario di Roland Topor come appartenente al movimento Panico da lui fondato negli anni sessanta insieme ad Alejandro Jodorwski e Fernando Arrabal. Il movimento mirava a indagare le energie più scure e destabilizzanti per liberare la fantasia e ritrovare un respiro con il presente. Certe atmosfere di Topor, non a caso, potrebbero essere considerate visioni kafkiane. Nei suoi scritti dissacranti e ironici, infatti, Topor racconta l’uomo con le sue frustrazioni e l’irrealtà delle situazioni quotidiane, l’allucinante e l’assurdo che diventano normalità, riuscendo a scovare l’orrore nascosto nelle situazioni più comuni, con grande ironia. Anche il genio registico di Roman Polanski ha trasformato la materia de L’inquilino del terzo piano in un capolavoro cinematografico degli anni settanta. Il signor Trelkowski, è lo sguardo attraverso il quale indaghiamo il nostro rapporto con la vergogna. Un sentimento atavico che non ci ha mai abbandonato dai tempi dell’infanzia.
Il condominio che fa da sfondo alla storia di Trelkowski si erge a microcosmo esemplificativo di un paradigma più ampio che abbraccia l’intera società. Il mondo raccontato in questa storia è visto attraverso la distorsione di una mente fragile, che piano piano si perde nei propri incubi, e si rifugia nel delirio di una persecuzione dagli esiti tragici.
Con una forte dose di nera ironia l’autore ci accompagna nel naufragio di questo personaggio cogliendone le riflessioni personali nelle quali è impossibile non rintracciare quelle stesse inquietudini che colgono l’uomo moderno alle prese con una realtà nella quale, rotto ogni patto sociale, il mondo delle relazioni umane è visto come un campo di conquista tra uomini regrediti ad animali che perseguono i loro interessi in virtù del bisogno di sopravvivere nella giungla della città.

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