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Play

Tecnologia Filosofica

Genere Teatroragazzi (2-7) Danza Teatro-danza Performance Installazione
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Regia: Marco Amistadi

Drammaturgia: Marco Amistadi

Attori: Marco Amistadi, Francesca Cinalli

Altri crediti: Luci Cristian Perria Oggetti interattivi e software Francesco Bianchi, Alessandro Merlo, Marco Amistadi

Parolechiave: gioco, interattività, suono

Produzione: MITO SettembreMusica, Unione Musicale, Rivoli Musica, Tecnologia Filosofica

Anno di produzione: 2017

Genere: Teatroragazzi (2-7) Danza Teatro-danza Performance Installazione

Lo spettacolo è un viaggio esperienziale e delicato, rivolto in primo luogo ai più piccoli, con l'obiettivo di coinvolgere emotivamente bambini in un'età in cui il linguaggio parlato inizia solo a fare capolino senza essere ancora al centro dell'atto comunicativo. Per questo Play non è basato sulla parola ma sul tramite universale della musica e su immagini, luci, movimenti e suoni. Lo spettacolo è senza testo, astratto, e si fonda sul gioco, con una grande attenzione verso il coinvolgimento attraverso l'interazione, la partecipazione fisica e l'esperienza vissuta.
I bambini piccolissimi hanno un'attenzione limitata; sono attratti da quello che conoscono o stanno iniziando a comprendere, come i suoni della vita quotidiana o i versi degli animali; hanno bisogno non di osservare in maniera distaccata ma di sentirsi coinvolti, di conoscere, provare, imitare e ripetere. Alla stregua dell'editoria per la prima infanzia, che costruisce libri sensoriali e interattivi con materiali da plasmare e toccare, Play cerca di riportare sulla scena la stessa pratica.
Il risultato è un'esperienza collettiva e condivisa, un modo diverso, nuovo e emozionale di partecipare ad un evento teatrale, “un percorso sensoriale che parte dalla percezione uditiva e visiva per scatenare la fantasia senza l'utilizzo delle parole” (Franca Cassine, La Stampa). L'intento è quello di insegnare ai bimbi un ascolto e un'attenzione diversi, partecipati, meditativi, suggestivi e poetici.
Per applicare la nostra idea di interazione, abbiamo creato degli oggetti scenici sonori che abbiamo chiamato Qbot. Si tratta di cubi traslucidi di 50 cm per lato che, se percossi, spostati, sollevati, lanciati, si autoilluminano e producono suoni. Sono in sostanza dei giochi interattivi carichi di possibilità sceniche, didattiche, espressive ed educative, che ben esprimono il significato del titolo Play, traducibile sia con “suonare” che con “giocare”.
L'interazione del pubblico e degli interpreti con luci e suoni è gestita tramite un software sviluppato ad hoc che permette di controllare, attraverso i Qbot, l'illuminazione e la produzione sonora. Grazie ai cubi interattivi e a composizioni pensate specificamente per il loro utilizzo, il pubblico è in grado di “suonare” assieme agli interpreti. L'illusione, per i bimbi, è che questi oggetti siano vivi, poiché reagiscono alle sollecitazioni, e che abbiano un'anima di luce e suono.
Con i Qbot abbiamo voluto dare a tutti, ma proprio a tutti, la possibilità di interagire con gli interpreti, poiché chiunque è in grado di percuotere delicatamente i cubi facendoli suonare, a prescindere dall'età e dalle capacità. Per questo motivo Play si pone come un efficace progetto di coinvolgimento ed educazione del pubblico, come strumento didattico e mezzo per avvicinare a una tipologia d'attenzione diversa, contemplativa e emozionale.

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