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SIGNORINA ELSE

I DEMONI

Genere Prosa
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Regia: ALBERTO OLIVA

Drammaturgia: ARTHUR SCHNITZLER - adattamento di Alberto Oliva

Attori: FEDERICA SANDRINI

Altri crediti: scene Marco di Napoli costumi Giuseppe Avallone musiche originali Gabriele Cosmi disegno luci Cesare Accetta

Parolechiave: gioco, tradimento, giovinezza, smarrimento, solitudine

Produzione: I DEMONI in collaborazione con TEATRO STABILE DI NAPOLI

Anno di produzione: 2016

Genere: Prosa

“Prima di scendere fra quella volgare accozzaglia,
vorrei gridare all’aria un addio. Ma a chi sarebbe rivolto?
Mi sento così sola, nessuno può comprendere la mia straziante solitudine”.

In questa accorata esclamazione della giovane Else stanno il senso e la grande forza che trovo nel testo di Schnitzler, dramma della solitudine e dell’indecisione scritto nel 1924, ma di straordinaria attualità.
Si respira già l’angoscia insanabile della nostra epoca, condannata all’immobilità dalla troppa coscienza del passato e travolta dalla paura del futuro che la rende incapace di prendere qualsiasi decisione.
La giovane protagonista del testo di Schnitzler incarna tutte le incertezze di una società in crisi, quella mitteleuropea tra le due guerre mondiali, non distante dalla nostra, anch’essa viziata da un recente, fantasmagorico boom economico che ha consentito a tutti di rivedere al rialzo le proprie aspettative e che adesso chiede ai giovani un conto salato, mentre sprofonda ogni anno di più, divorato dall’aquila della speculazione finanziaria e della crisi dei valori.

Else dice ripetutamente nel testo di essere in alto, e letteralmente lo è (alloggia ai piani alti di in un albergo di montagna a oltre 1600 metri di altezza) ma si sente in alto anche rispetto agli altri, i suoi coetanei come gli adulti che la guardano dall’alto in basso e pretendono di giudicarne impulsi e comportamenti, ma non la capiscono e non la potranno capire mai più.
Per raccontare questa sospensione in alto, precaria e fragile, la scenografia è fatta solo di bianche altalene che ondeggiano in uno spazio vuoto, circondato di specchi neri che moltiplicano e dilatano i confini, facendo perdere la percezione della realtà. È lo spazio interiore di Else, che racconta, in un vertiginoso flusso di coscienza, le angosce e le paure, ma anche i sogni, le illusioni, le fantasie di un’adolescente che avrebbe voluto un futuro diverso. O, almeno, un futuro, che l’ipocrisia della famiglia e dell’ambiente in cui è costretta a vivere le impedisce di avere.

“Peccato che quel vetro gelido ci separi… che accordo perfetto regnerebbe tra noi” mormora Signorina Else alla sua immagine riflessa allo specchio per abbandonarsi, subito dopo, a una constatazione sommessa, una terribile lacerazione della psiche: “Ci sono telegrammi e hotel e montagne e stazioni e boschi ma le persone non esistono. Siamo noi ad immaginare l’esistenza”. Else è un’ombra, forse è già morta prima ancora che si alzi il sipario su questa Commedia di Fantasmi dove ogni suono, ogni parola, ogni frase obbedisce alla legge freudiana della perdita della coscienza, allo smarrimento dell’io frantumato nella serie infinita delle fantasie di seduzione…

Forse davvero Else è lo spirito dei nostri tempi, un fantasma che aleggia sopra tutti noi, memoria del passato e anima che vaga indecisa senza trovare un approdo di pace interiore e ci scuote come un soffio di vento per spronarci ad agire.

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