Regia: Daniele Ronco
Drammaturgia: Daniele Ronco
Attori: Jacopo Trebbi, Costanza M. Frola
Altri crediti: elementi scenici: Lorenzo Rota; costumi: Roberta Vacchetta; trucco: Nick Costa; musiche: Studio Babylon; disegno luci: Federico Merula; con la collaborazione di: Il Mutamento Zona Castalia (Torino)
Parolechiave: fantascienza, guerra, robot, razzismo, ambientalismo
Produzione: Mulino ad Arte
Anno di produzione: 2017
Genere: Prosa
Siamo nel 2026, in un mondo in cui il vuoto è palpabile, giunti alla deriva del progresso tecnologico, talmente avanzato che l’uomo si è dimenticato di sé stesso. Agli inizi del XXI secolo si auspicava un mondo unico, in cui le differenze non sarebbero più state causa di divisioni. La perdita di valori, un feroce relativismo unito allo smarrimento di rapporti umani veri, hanno alimentato falsi ideali, modelli pericolosi e una visione della vita smisuratamente materialista e legata all’apparire. L’integrazione rimane un problema irrisolto, con la nascita di nuove forme di intolleranza, nostalgiche di un passato che ritorna come rigurgito di cibo maldigerito. In questo contesto si intreccia la storia di due personaggi diametralmente opposti, un biancaliano e una verdiana. I due, dapprima separati, si trovano, loro malgrado, costretti a convivere in un campo di sterminio costruito dagli Humanoid B12, i robot di ultima generazione, che dichiarano guerra all’umanità intera. Nella storia sono stati volutamente dribblati riferimenti realistici relativi a fatti o persone, in modo da permettere allo spettatore di identificarsi e riconoscersi nell’universalità di un mondo astratto, ma unito da un filo diretto con la realtà che accomuna tutta la nostra specie.
Chaos – Humanoid B12 intende quindi inserirsi in un teatro di prosa che sappia parlare con linguaggio fresco e contemporaneo ad un pubblico ampio, in particolare alle giovani generazioni europee; il lavoro persegue quello che è lo spirito creativo della compagnia: l’individuazione e lo sviluppo di tematiche sociali e storiche urgenti e scottanti.
La messa in scena prevede una struttura tecnica forte, importante, d’impatto, capace con le immagini a suscitare un senso di spaesamento e di pericolo nel quale la vicenda è immersa.
Il lavoro sull’interpretazione alterna momenti di scrittura e di improvvisazione (sia testuale che fisica) raccolto dal regista drammaturgo Daniele Ronco insieme agli attori.
Diversa è infatti la provenienza formativa degli interpreti: lecoquiana da una parte e commedia dell’arte dall’altra.
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