Regia: Roberto Capaldo
Drammaturgia: Roberto Capaldo
Attori: Roberto Capaldo, Francesca Perilli, Sacha Oliviero
Altri crediti: habitat di Antonio Catalano maschere di Andrea Cavarra costumi di Chiara Barlassina disegno luci Iro Suraci organizzazione e distribuzione Emma Mainetti
Parolechiave: shakespeare, tempesta, perdono, maschere, figura
Produzione: coproduzione Residenza IDRA/ Rebelot Teatro
Anno di produzione: 2016
Genere: Teatroragazzi (7-99) Prosa Figura
“L’uomo non è cattivo, ha solo paura di essere buono”
Eduardo
Per arrivare a scatenare una tempesta bisogna essere davvero molto forti e potenti e sicuramente molto, molto arrabbiati. Qualcuno deve averci fatto un torto così grande da scatenare dentro di noi il desiderio di ripagarlo con la stessa moneta, più gli interessi. Insomma chi è capace di scatenare tempeste contro i propri nemici, deve avere di sicuro un grande potere, ma per arrivare a perdonarli bisogna avere dei superpoteri, bisogna essere maghi.
La storia del mago Prospero, usurpato e confinato sull’isola assieme alla figlioletta Miranda, dello spirito dell’aria Ariele, del selvaggio Calibano e di tutta la strampalata compagnia della Tempesta di Shakespeare, viene proposta ai bambini in una messinscena dal sapore poetico, attraverso l’uso delle maschere, come in un sogno, in cui i veri supereroi non puniscono i cattivi ma li “tempestano” fino a farli pentire, perché è solo così che il mondo può accogliere il bene. E se noi “siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”, allora possiamo essere sicuri che la realtà dipende solo da ciò che sogniamo.
note di regia: Il perdono è il tema che detta la necessità di mettere in scena La tempesta. Skakespeare in fondo racconta cosa succede nel mondo quando ci svincoliamo dai meccanismi viziosi e autistici della vendetta, della ripicca, del rancore. Questa storia racconta ai bambini che esiste una reale alternativa alla quotidiana competizione e sopraffazione cui oramai il mondo-isola in cui tutti approdiamo ci ha assuefatto. Che c’è una possibilità di scelta che in fondo sarebbe anche la più conveniente, anche se è la meno adottata, perché ci permette di essere umani, ci concede un modo diverso dal comune sentire, ci dice che la cosa giusta non è sempre quello che tutti fanno di solito. Si racconta che la forza e l’infallibilità dell’amore, da cui deriva il perdono, sono gli unici strumenti che permettono la più grande delle magie: crescere e vivere senza paura, camminando sulla terra su cui siamo approdati. “L'uomo non è cattivo, ha solo paura di essere buono”, diceva Eduardo, dedicando alla traduzione in napoletano de “La Tempesta” la sua ultima fatica. De Filippo reputò “La tempesta” un testo rivoluzionario perché in controtendenza rispetto al cinismo imperante nella nostra società che confina ogni individuo nella propria isola cinta di disillusione e paura. A ben vedere, infatti, ognuno di noi è anche un potenziale mago in grado di fare molto più che lasciare quell’isola. Può trasformarla.
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