Regia: COLLETTIVA
Drammaturgia: MATILDE D'ACCARDI E ROBERTO REPELE
Attori: CATERINA ACAMPORA LAVINIA ANSELMI ANNA MALLAMACI ROBERTO REPELE
Altri crediti: SCENOGRAFIE E PROGETTO MULTIMEDIALE GIULIO BARTOLOZZI MUSICHE ALESSANDRO MASTROIANNI PER B-SHARP LAB
Parolechiave: ORLANDO FURIOSO, ASTOLFO SULLA LUNA, TEATRO MULTIMEDIALE, VIDEOPROIEZIONI, SCRITTURA SCENICA
Produzione: KOLLATINO UNDERGROUND, RIALTO SANT'AMBROGIO, CIRCOLO GIANNI BOSIO, FIVIZZANO 27
Anno di produzione: 2016
Genere: Teatroragazzi (10-99)
Fin dagli albori dell’umanità, il volto argenteo ed enigmatico della Luna è stato meta di fantasticherie, sogni, poesie e preghiere, divenendo con il tempo il topos del viaggio immaginario. Ludovico Ariosto lo sapeva bene, quando scelse di inviarvi il duca Astolfo d’Inghilterra a recuperare il senno del cugino Orlando: la missione del paladino però si rivela fin troppo facile, e svela così il vero scopo del viaggio, ossia quello di concedere all’autore l’occasione di un’allegoria che raccontasse la follia dei suoi coevi terrestri.
Ariosto immagina la Luna come un doppio speculare della Terra, dove finisce tutto ciò che su questa va perduto: una sorta di pianeta-discarica affollato di immagini oniriche che simboleggiano la corruzione dei costumi, la vanità degli affanni umani e l’inutilità dannosa degli ozi e dei vizi. Nonostante l’intento satirico, alla fine dell’episodio il poeta decide di condurre Astolfo e San Giovanni Evangelista, un Virgilio esperto di allunaggi – fu scrittore anche lui, doveva ben conoscere il volo della fantasia – alla dimora della Parche sulle rive del Lete. Lì vedono cigni bianchi salvare nomi famosi dalle acque del fiume e portarli nelle mani della ninfa Fama, al Tempio dell’Immortalità. Tramite San Giovanni, Ariosto tesse un’ode a quei cigni, ossia a quei poeti rari capaci con la loro arte di salvare nomi di eroi e regnanti dall’oblio. Un finale che nasconde, forse esorcizza, il timore dell’autore di essere dimenticato dai posteri.
Un timore terribilmente attuale, se si pensa alla velocità e alla stringatezza con cui spesso le avventure del poema vengono oggi tramandate sui banchi di scuola. La cavalcata trascinante dei versi di Ariosto rischia di apparire fredda, contorta, incomprensibile anche ai più curiosi, se non librata sulle ali dell’immaginazione: la narrazione del Furioso ha infatti bisogno di volare come un ippogrifo, la bestia metà cavallo metà rapace inventata proprio da Ariosto.
Da questo spunto di riflessione nasce il progetto di teatro multimediale Astolfo on the Moon, uno spettacolo per quattro attori che ripercorre l’episodio dell’Orlando Furioso in un’ambientazione tutta contemporanea: il cervello di un giovane lettore di oggi. Cosa accadrà al duca inglese e al suo mondo di carta e inchiostro, quando verrà passato al vaglio di un cervello del terzo millennio? L’unico modo per salvare se stesso e il filo della sua storia dall’oblio sarà quello di accendere la fantasia del Cosmo-lettore, adattarsi alle stramberie della sua Luna-immaginazione per conquistare il suo affetto e la sua memoria. In soccorso al cavaliere errante verranno le tre Parche, filatrici di storie umane, che sotto mentite spoglie lo guideranno a recuperare il suo senno, ossia la sua libertà di personaggio immaginario.
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