Regia: Cristel Checca
Drammaturgia: Cristel Checca
Attori: Cristel Checca Alessandro Balestrieri
Altri crediti:
Parolechiave: Ricordo, memoria,fede,speranza
Produzione: CERBERO TEATRO
Anno di produzione: 2016
Genere: Altro
“E'tutto nero, cupo e grigio. É la crisi, non si vede via di scampo. Poi, d'un tratto dal tunnel filtra una luce; la luce della speranza”
A volte la vita riserva dei colpi bassi e tutto sembra perduto per sempre. Questa è la realtà con la quale Viviana purtroppo è costretta ad imbattersi.
Il tema del ricordo e della memoria per affrontare e superare un presente rotto inquieto e incerto.
Un carillon, un abito da sposa, due sedie dorate, fanno da scenografia alle peripezie di Maria Grazia, storie buffe, divertenti, rocambolesche che hanno come sfondo uno dei periodi più controversi della storia d'Italia: Il fascismo.
Descrizione del progetto
Lo spettacolo nasce dalla forte esigenza di raccontare la storia di mia nonna Maria Grazia Botticelli e per mantenere, finalmente, una promessa fatta a lei quando era in vita.
La drammaturgia è costruita attraverso un lavoro di improvvisazione e scrittura scenica partendo dalle storie che mia nonna mi raccontava sulla sua infanzia, partendo dall'orfanotrofio fascista in cui è cresciuta, fino ad arrivare al giorno in cui ha conosciuto mio nonno a Savona, passando per diverse adozioni, città ed incontri particolari...incluso quello con il Duce stesso.
Il tempo nello spettacolo è “rotto”, “scardinato”. Si passa da un presente offuscato e confuso, a un passato nitido e lineare . Da Viviana sposa lasciata sull'altare alle storie di Maria Grazia ricordate, evocate e vissute contemporaneamente.
Due generazioni femminili a confronto,accomunate da una perdita di identità dovuta a figure maschili mancanti o mancate.
Nella messa in scena queste figure sono rappresentate da un servo di scena, figura centrale, sempre presente, che rompe la quarta parete di continuo. È lui che dirige lo spettacolo, come un vero e proprio direttore d'orchestra o “deus ex machina”, fa partire le musiche, cambia la messa in scena. Come Caronte traghetta la protagonista catapultata sempre in situazioni diverse e che si ritrova a dover vivere il contesto che le viene creato attorno. Nel finale poi le due storie si ricongiungono e Viviana è costretta a fare i conti per poi superare i fantasmi del suo passato.
Il lavoro con le immagini è centrale, gli oggetti utilizzati in modo simbolico sempre diverso evocano i diversi luoghi e stati d'animo, creando più livelli di comprensione.
Nel testo, grazie al ritrovamento di un quaderno, sono inserite delle poesie che sono inserite delle poesie che mia nonna ha scritto nel corso della sua vita e che fanno da filo conduttore per tutta l'opera.Lo spettacolo parla di rinascita, di forza, di coraggio e di perdono. Della vita e delle sue difficoltà che vanno affrontate sempre a testa alta e con il sorriso, e che per quanto possa sembrare difficile, è pur sempre meravigliosa. Gioia di vivere, forza e leggerezza, questa è l'eredità che mia nonna mi ha lasciato e che vorrei lasciare a mia volta allo spettatore.
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