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INUMANIMAL

MASTROTOTARO - LASORSA

Genere Performance
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Regia: MASTROTOTARO - LASORSA

Drammaturgia: MASTROTOTARO - LASORSA

Attori: TEODORA MASTROTOTARO SAVINO LASORSA

Altri crediti: Luglio 2016 - Selezionato per PILLOLE – Sistemi non convenzionali di selezione teatrale – Teatro Studio Uno, Roma. Settembre 2016 - Festival internazionale della poesia rivoluzionaria e delle azioni poetiche diffuse – Ex caserma liberata, Bari Ottobre 2016 – Festival dell’arte “Luccica” I edizione – Masseria Carrara, Modugno (Bari). Ottobre 2016 – Selezionato per FRAMMENTI AL FEMMINILE – concorso di corti teatrali – Teatro Città, centro di ricerca teatrale e musicale, Roma. Dicembre 2016 – Selezionato per O’ CURT - Festival Nazionale di Corti Teatrali per le Nuove Drammaturgie – Centro teatro spazio, San Giorgio a Cremano (Na) Dicembre 2016 – Selezionato per NOPS (Nuove Opportunità per la Scena) Festival – Nogu Teatro, Teatro dei Documenti (ROMA)

Parolechiave: allevamenti intensivi, carrobestiame, schiavitu, stupro, olocausto

Produzione: MASTROTOTARO - LASORSA

Anno di produzione: 2016

Genere: Performance

Inumanimal è una performance che si sviluppa in una doppia dimensione: Buio/Luce. Buio è il trasporto degli animali di allevamento in un carro bestiame diretto verso il macello (con dialoghi umanizzati), Luce è un viaggio in treno che rappresenta il percorso di sfruttamento di questi animali durante il quale incontrano le figure responsabili dello sfruttamento stesso.
Il primo incontro è con un medico veterinario. Negli allevamenti intesivi, infatti, si somministrano spesso farmaci ed ormoni all’animale al fine di aumentarne la produttività quali-quantitativa, e con lo scopo di valorizzarne la fisicità requisito fondamentale per farlo partecipare alle fiere zootecniche come fossero una passerella di moda.
L’incontro con un allevatore–imprenditore, figura per il quale gli animali rappresentano solo merce, e il cui interesse finale è esclusivamente il profitto. Nell’imprenditoria zootecnica, benché la fonte di reddito sia legata allo sfruttamento e al consumo di esseri viventi senzienti e non di oggetti, è comunque radicato il concetto della massimizzazione di profitti a fronte di una crescente minimizzazione di costi. In quest’ottica, per esempio, la nascita di un pulcino maschio, incapace di produrre uova, rappresenta una perdita economica motivo per il quale sono scartati dalle mani di operai e condannati a finire in un grande tritacarne come fossero frutta marcia. Anche i loro resti non possono essere sprecati e sono destinati quasi sempre all’industria dei concimi.
L’incontro col consumatore, utente finale di tutta la filiera produttiva dello sfruttamento. Il consumatore spesso inconsapevole, incurante o completamente indifferente al cinico meccanismo industriale impiegato per gli allevamenti intensivi; inoltre ingannato da campagne pubblicitarie rassicuranti che mostrano mucche felici in un verde pascolo, galline che beccano serene all’aperto, maiali sorridenti che ammiccano a confezioni di prosciutto. Ma la realtà è ben diversa.

Questa è la scena durante la quale le due dimensioni Luce/Buio si fondono. Questa è la scena durante la quale lo spettatore diventa protagonista trovandosi, inconsapevolmente e suo malgrado, a bordo del carro bestiame, sottoposto poi alla tecnica della “muta forzata” che portando a stress l’animale ne aumenta la produttività, e concorrente di un quiz con domande tratte da “Protezione degli animali durante l’abbattimento”.
Un urlo che risuona nel carro bestiame viene strozzato ed un animale tra il pubblico viene trascinato in catene verso il suo ultimo incontro: l’addetto alla macellazione.
La scena affronta il concetto di Schiavitù, Stupro ed Olocausto che appartengono a prima vista e superficialmente alla dimensione umana ma che devono essere re-immaginati perché fanno parte anche della dimensione animale.
Conclusa la macellazione il carro bestiame riparte verso un nuovo macello, portando con se lo spettatore.

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