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LA BOUTIQUE DEL MISTERO

TrentoSpettacoli

Genere Prosa
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Regia: Giulio Costa

Drammaturgia: Giulio Costa

Attori: Woody Neri, Alice Conti, Maura Pettorruso e Stefano Detassis

Altri crediti: LA BOUTIQUE DEL MISTERO uno spettacolo ispirato ai Racconti di Dino Buzzati con Woody Neri, Alice Conti, Maura Pettorruso e Stefano Detassis drammaturgia a cura di Giulio Costa disegno luci Alice Colla tecnica Claudio Zanna organizzazione Daniele Filosi regia Giulio Costa una produzione TrentoSpettacoli con il sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Provincia Autonoma di Trento e di Ferrara OFF e Associazione Culturale Villa Buzzati con la collaborazione di Associazione Internazionale Dino Buzzati

Parolechiave: Buzzati, Boutique del Mistero

Produzione: TrentoSpettacoli

Anno di produzione: 2016

Genere: Prosa

Portare in scena i racconti di Buzzati, come spesso accade per un adattamento di testi non teatrali, significa confrontarsi costantemente con la domanda: quanto bisogna essere fedeli alle parole dell’autore? Questo interrogativo ha accompagnato l’intero processo di costruzione dello spettacolo. Dopo una fase di scrittura suddivisa in lettura, analisi e selezione dei racconti, canovaccio di riferimento a partire dai testi scelti, e prima bozza di copione, mi sono ritrovato il primo giorno di prove con la sensazione che le parole avrebbero condizionato la nascita dei gesti e delle azioni sul palcoscenico.
Così, ho messo il canovaccio in un cassetto e proposto agli attori di cominciare le prove con un’analisi dal vivo dei racconti, ovvero di agire sulla scena ogni singola storia. Dopo pochi giorni, tutti i racconti de La boutique del mistero hanno preso vita grazie alla voce e al corpo degli attori, in forma di monologo, dialogo, azione mimata, raccontata, reinventata, reinterpretata, a volte in modo allegorico, altre volte in modo estremamente concreto, lasciando emergere in maniera spontanea un minimo comune denominatore. Inizialmente, se qualcuno mi avesse chiesto quali erano, a mio parere, i temi trattati nei racconti di Buzzati, avrei senz’altro parlato di paura, angoscia, malattia, società in declino, sogni e incubi. Dopo questa carrellata di racconti dal vivo, invece, il mio sguardo si è posato sulla vita quotidiana, o meglio, su una vita archetipica: ai miei occhi, infatti, sul palcoscenico si rivelava costantemente la fisionomia di una famiglia chiusa dentro le pareti domestiche (d’altra parte, Buzzati stesso definiva casa sua il suo ‘mondo poetico’). Con questa chiave di lettura, abbiamo cominciato a ripensare e rivedere i racconti, dando loro un ordine e cercando una sintesi e, praticamente, lo spettacolo si è autogenerato. Molti racconti si sono ridotti a una parola o un gesto, altri hanno contribuito a definire meglio i singoli ruoli (padre, madre, figlio, ‘agente esterno’), altri ancora sono serviti come struttura portante dell’intera drammaturgia, e mi riferisco a Il colombre e a I sette piani: il primo è stato fondamentale per mettere a fuoco le relazioni fra i personaggi (che spesso abbiamo preferito chiamare caratteri, energie o entità); il secondo per sottolineare l’inevitabile declino che chiunque subisce a causa del ‘macinauomini’, ovvero il tempo, come era solito definirlo Buzzati. A mio avviso, chi conosce i testi di Buzzati potrà riconoscere e ricostruire, come in un puzzle, i frammenti della vita e della poetica dell’autore; chi non conosce i racconti, invece, avrà modo di vedere il complesso e variegato processo di crescita e formazione di un essere umano, nelle cui contraddizioni, assurdità, paure, angosce, idiosincrasie potrà facilmente specchiarsi. E magari ridere di sé. (Giulio Costa)

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