Regia: Giancarlo Gentilucci
Drammaturgia: Giacomo Vallozza
Attori: Giacomo Vallozza
Altri crediti: Nel 2015 lo spettacolo è divetato una produzione dell'Ente teatrale Regionale - Teatro Stabile d'Abruzzo. Nel 2016 è ritornato alle compagnie.
Parolechiave: L'eredità scomoda.
Produzione: Associazione Cutlurale Lauretana - Arti e Spettacolo
Anno di produzione: 2014
Genere: Teatroragazzi Prosa
NO è il tentativo di dare voce a seicentomila uomini che, senza accordi prestabiliti, hanno detto NO! al nazifascismo e gettato le basi per una nuova Italia, la cui sintesi è nell’Articolo n. 11 della Costituzione: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come soluzione delle controversie internazionali”.
È una sfida lanciata alla storia, ripercorrendo le vicende che hanno portato alla seconda guerra mondiale, la catastrofe più grave nel cammino dell’umanità: 55 milioni di morti, 40 milioni in Europa, più di metà civili (stime per difetto).
NO! è anche un voler chiedere perdono per le innumerevoli vittime provocate dagli italiani nella folle corsa alla conquista di altri territori.
È una storia dimenticata che voglio raccontare vagando sulle tracce di mio padre, militare italiano internato nei lager tedeschi dal 14 settembre del ’43 al 6 aprile del ’45, quando fu liberato dalle truppe canadesi nell’ospedale di Füllen, famigerato campo della morte”.
È uno spettacolo-cantiere della memoria collettiva, teso più a restituire immagini che sentenze, rivolto soprattutto agli studenti, perché ripercorre la storia italiana dal fascismo al dopoguerra, narrando fatti spesso ignorati o toccati marginalmente dai libri di testo, attraverso narrazione, filmati e oggetti (diario, piastrina del Krieggefangene, mostrine).
È infine la consapevolezza che l’altra resistenza, la resistenza senz’armi di seicentomila soldati, può indicare agli italiani di oggi un modo per uscire dal buio morale e materiale in cui brancolano.
“Dobbiamo restare con i piedi per terra: su questa terra che vedete, con il suo fango, con le sue buche, con le sue pietre; se vogliamo un fiorellino in questa desolazione dobbiamo piantarcelo con le nostre mani e coltivarlo con il nostro amore”. (Discorso del col. Pietro Testa ai soldati, nel lager di Wietzendorf).
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