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TRIANGOLI ROSSI

Teatro degli Acerbi

Genere Prosa
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Regia: Dario Cirelli

Drammaturgia: Dario Cirelli da testimonianze e memorie degli astigiani deportati nei campi di concentramento nazisti

Attori: Massimo Barbero e Dario Cirelli

Altri crediti: testi a cura di Nicoletta Fasano e Mario Renosio da testimonianze e memorie degli astigiani deportati nei campi di concentramento nazisti, regia video di Riccardo Bosia, musiche scelte da Matteo Ravizza, foto di Piermario Adorno

Parolechiave: triangoli, rossi, storia, prosa, testimonianze

Produzione: Teatro degli Acerbi e ISRAT

Anno di produzione: 2014

Genere: Prosa

La trama
In scena vediamo comparire il nipote di un “Triangolo rosso” che, come ogni autunno, torna sulla collina su cui il nonno gli ha raccontato la sua storia, il suo calvario nel Lager Nazista. La storia del nonno prende vita da un diario che il nipote legge mentre guarda la valle piena di nebbia e di ricordi. Ricordi che emergono dalle parole di un altro reduce del Lager: un amico, forse un conoscente del nonno che da voce e corpo a quelle parole scritte sul diario. Le parole diventano immagini che emergono dai panni stesi al vento e che fanno da scenografia dello spettacolo.
Una testimonianza corale che prende forma in un solo ricordo scritto che il nonno ha lasciato al proprio nipote come testimonianza per “fare memoria”.

Note di regia
Lo spettacolo raccoglie per la prima volta insieme i racconti degli astigiani deportati per motivi politici nei campi di concentramento nazisti. Un coro di testimonianze, frammenti di storie, confessioni si alternano alle immagini d'archivio dei campi di concentramento; queste schegge di memoria prendono vita dalle parole di un nipote che rileggendo il diario di suo nonno, che dalla nebbia ritorna, per raccontare la sua odissea: dall’arresto alla liberazione dal Lager.
La fame, la violenza, i sogni infranti contro il filo spinato, i difficili ritorni, con il loro carico di dolore e di speranza tradita per un rientro inaspettatamente difficile nella normalità, tutto viene raccontato, con parole che diventano pietre della memoria.
Siamo partiti dalle loro parole non per “descrivere” tutte le atrocità compiute, descrizione che sarebbe impossibile, ma per tentare di rendere il clima di violenza e di sopraffazione, di privazione e di sofferenza, vissuto dai deportati ed internati nei Lager Nazisti.
Le testimonianze prendono corpo sulla scena e diventano estremamente profonde grazie alla rielaborazione video di filmati d’epoca che fissano nei nostri occhi il calvario vissuto dai milioni di deportati nei campi di concentramento.
Ricordare, per noi, è un atto d’amore. Fare memoria è il testimone che i deportati ci hanno lasciato affinché i nostri figli e i nostri nipoti possano vivere sempre liberi.

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