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3 MANUFATTI ARTIGIANI

Costa/Arkadis

Genere
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Regia: Giulio Costa

Drammaturgia:

Attori: Giulio Costa, Francesca Di Traglia, Marco Sgarbi

Altri crediti:

Parolechiave:

Produzione:

Anno di produzione: 2012

Genere:

Tre 'artigiani' alle prese con la creazione dal vivo: un professore allestisce una cattedra di cartoni e, in mezz’ora, si prefigge di insegnare tutto; una sarta si confeziona un abito di carta bianca e si tramuta in una sposa fragile e imprigionata; una guida turistica si addentra nei meandri di una città che non c’è.
Tre modi di percepire il tempo: il primo è compresso, il secondo dilatato, il terzo sospeso tra presente e passato storico. Tre forme di relazione con gli spettatori: il professore si rivolge esplicitamente ai suoi ‘studenti’; la sarta per cambiare pelle si chiude dietro un sipario improvvisato con gli scampoli del cartamodello; la guida, facendo appello all’immaginazione, si crea il suo seguito di curiosi, disposti a intraprendere un viaggio esplorativo dell’invisibile, che lascia emergere dal vuoto pneumatico del palcoscenico, alcuni aspetti caratteristici della nostra contemporaneità, quali l’impalpabilità della cultura e il consumismo omologante del turismo.
Il denominatore comune dei “3 MANUFATTI ARTIGIANI” è una drammaturgia che evoca un’intera esistenza e che è anche metafora dell’atto teatrale: spazio scenico vuoto; entra un artigiano e lo occupa con i suoi strumenti di lavoro; svolge la propria attività; al termine, sgombra il palcoscenico, lasciando la testimonianza della propria occupazione. Attraverso la verità dell’azione, in un continuo costruire e distruggere cose, si svelano così, con ironia e leggerezza, le contraddizioni interne al lavoro, dovute all’imprevedibilità degli errori, alle inevitabili distrazioni, al movimento forsennato dell’uomo rispetto all’immobilità dei materiali che egli stesso produce.
Protagonisti sono lo sguardo e l’ascolto del pubblico a cui si chiede di ‘fare esperienza’, o meglio, di vedere e interpretare un’immagine annacquata da una visione abitudinaria.
Dall’osservazione dei tre artigiani in sequenza emergono: la natura volubile e involontariamente comica dell’essere umano; la magia del manufatto e lo stupore davanti alla nascita di nuove creazioni; l’inevitabile commistione di un senso concreto del ‘fare’ con i concetti più astratti di tempo e spazio che continuamente ne minano il senso, sottraendo il mestiere al suo procedere naturale. La dislocazione di tre mestieri all’interno del palcoscenico e l’esasperazione della pratica lavorativa (per rientrare nei tempi della rappresentazione) hanno lo scopo di palesare il triste declino delle attività artigianali, sempre più costrette a competere con il virtuale che avanza e a subire le riforme e le regole di produzione del presente.

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