Regia: Elisa Campoverde
Drammaturgia: Elisa Campoverde
Attori: Marco Ottolini
Altri crediti: suono Stefano De Ponti luci Alice Colla scene Francesca Lombardi e Paola Tintinelli aiuto alla drammaturgia Carolina De La Calle Casanova in collaborazione con Associazione K., progetto Ritorno al Futuro di Associazione Etre, progetto MentorIT di ITfestival, CineTeatro Agora’ (MI), e Manifattura K. (MI)
Parolechiave: potere, monologo, poesia, responsabilità, Dio
Produzione: compagnia CampoverdeOttolini
Anno di produzione: 2016
Genere: Prosa
Me è l’unica voce in scena.
Me, dio del suo mondo, è una forza che concorre a garantire l’ordine dell’universo.
D’un tratto riceve in dono la luce.
Con questa Me disegna lo spazio attorno, diventa un creatore di mondi ,di storie, di relazioni, a metà tra precetto e gioco.
Il palco buio e quasi vuoto si popola progressivamente di voci, di suoni, di immagini, di esseri e oggetti su cui Me fa ricadere il suo controllo.
Semplici pezzi di legno diventano città; bambole di pezza sono esseri umani che, come i pesci di un acquario, aspettano che la luce li illumini per venire a galla.
Me non è responsabile, o questo è quello che crede.
Me ha il potere nelle proprie mani, o questo è quello che crede.
Me è IL solo, o questo è quello che crede.
Me crede che il suo stato di potere sia ineluttabile e libero. Ma questa è la sua unica, vera illusione.
Riconoscerla sarà l’inizio della distruzione, della cacofonia, del suo buio.
Come tutti, Me è vittima della sua venuta a galla.
Cos’è il potere?
Chi lo esercita ne è anche soggetto?
In questa linea di comando, dove si colloca il concetto di responsabilità?
Per eviscerare questo tema abbiamo focalizzato la nostra attenzione
sulla rappresentazione apicale del potere e sulla sua prima manifestazione;
il divino e la sua creazione.
DI A DA è un percorso tra creazione e potere.
Una favola allegorica, sospesa tra corde e fili che sottendono una relazione.
Il protagonista di questo monologo è Me.
Come i Me della mitologia sumera, egli contiene in sé le regole e i precetti della creazione, come un dio decide cos’è vita e cosa morte, costruisce mondi e alleva relazioni.
Solo una legge gli è impartita: la luce è quel posto dove sei.
Con questa frase la madre sancisce un patto di esistenza e sottomissione; il cui testimone è la luce stessa.
Un regalo che Me non crea, che non possiede ma che conserva e che lo definisce creatore.
Al gioco della creazione sottende, invisibile, una linea di comando che costringe Me ad un ordine costituito.
Me, solo, inconsapevole ed incosciente, come un bambino sperimenta e inventa fino a dover affrontare il desiderio di voler essere l’unico. Qui inizia la sua rivoluzione.
Informazione riservata agli Organizzatori
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