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Chatters

Habitas
Regia: Niccolò Matcovich
Drammaturgia: Niccolò Matcovich
Attori: Livia Massimi Gianluca Enria Agnese Toneguzzo Valerio Puppo Marialucia Bianchi Simone Bobini Emanuele Marchetti Flavia Passigli (violoncello)
Anno: 2016


Generi: Prosa

Tags: talk show, drammaturgia contemporanea, musica live, atto unico

Genere: tragicommedia
Durata: 50 minuti ca.

Nella cornice di un talk show televisivo, Chatters racconta un circo di belve, abilmente condotto dalla conduttrice-domatrice Alìda Fata, sulla pista del quale si mette a nudo la miseria e la pochezza umana, a suon di argomenti e argomentazioni che girano intorno, senza mai centrare il bersaglio, al suicidio di Andrea, un ragazzo di appena 27 anni.
La messa in scena parte da due presupposti fondamentali, strettamente correlati l’uno all’altro: il desiderio di non ricreare in maniera realistica e pedissequa le regole e i dettami di una vera trasmissione televisiva, ma anzi di cercarne una giusta trasfigurazione teatrale; la volontà di far sparire qualsiasi elemento testuale che possa rimandare ad una verosimiglianza con gli stilemi televisivi (principalmente, gli schermi su cui proiettare le pubblicità, la fotografia di Andrea, il video finale…). Da qui si sviluppa l’idea di affidare il corpo, l’anima e la “voce” di Andrea ad un violoncello, vero e proprio personaggio e protagonista della nostra messa in scena. Un violoncello la cui funzione potrebbe sembrare a servizio della conduttrice Alìda, ma che pian piano si svela invece essere lo stesso ragazzo che, pochi giorni prima dell’immaginaria diretta televisiva, si è impiccato nel proprio monolocale romano.
I toni scuri e lividi, le sonorità gotiche e malinconiche sottolineano il desiderio di rappresentare una fiera di uomini disumanizzati, dai tratti fantasmatici e inquietanti. Sulle note incisive e definitive di Summer time.

Altri crediti: Assistente Livia Antonelli

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Habitas nasce al tramonto del 2015 da un’idea di Niccolò Matcovich, autore e regista, e Livia Antonelli, attrice.

L’origine del nome deriva dal desiderio di mettere al centro del lavoro artistico l’abitare gli spazi, concreti e metaforici, del teatro. La scelta della seconda persona vuole invece porre l’accento sul “tu” come soggetto protagonista. “Tu abiti”, quindi, è un invito universale e diretto, che coinvolge tutti i partecipanti del mestiere teatrale: artisti, tecnici e, non ultimi, spettatori.

Habitas è una realtà in movimento, che parte dall’idea di condivisione totale del processo artistico, aprendo le porte a chi volesse partecipare non solo degli esiti produttivi della Compagnia ma anche della progettazione e gli sviluppi del lavoro in sala. Non casuale è infatti la sede scelta come piattaforma di lavoro, l’Ex 51 di Valle Aurelia (Roma), piccolo porto che, nel rispetto di chi lo abita, è viavai di persone, incontri, confronti.

Il lavoro della Compagnia si concentra principalmente sulla drammaturgia contemporanea, soprattutto inedita, e su progetti collaterali che nascano dal confronto diretto con realtà periferiche o marginali.

L’obiettivo è fondere un teatro di stampo tradizionale con i linguaggi del contemporaneo, in una sintesi che abbia come cardine la comprensibilità e l’universalità di ciò che raccontiamo. Un teatro, quindi, pop-olare. Da qui il logo, la cui figura centrale, archetipica, è il cerchio, reso doppio per rafforzare l’idea di pluralità e complementarietà, nonché dinamico e aperto, ad abbracciare, senza fagocitare, la scritta habitas, il cui puntino rosso sulla i sottolinea la nostra voglia giocosa, discreta e determinata di fare teatro, come un piccolo naso di clown.
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