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ASPETTANDO CHE SPIOVA la ventesima replica

LE FALSE PARTENZE

Genere Prosa
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Regia: Gianluca d'Agostino

Drammaturgia: Gianluca d'Agostino

Attori: Luigi Credendino Gianluca d'Agostino

Altri crediti: Aiuto Regia Rossella Amato Scene e disegno luci Carmine De Mizio Costumi Gianpaolo Zambrano Drammaurgia sonora Pasquale Mascoli Comunicazione Emanuele Di Cesare Addetto Stampa Gabriella Galbiati

Parolechiave: Pioggia Realtà Finzione Attore Personaggio

Produzione: Associazione Assoli e TeatroDelSolo

Anno di produzione: 2016

Genere: Prosa

Lo spettacolo vuole essere una critica disillusa al teatro, in una maniera (si ci prefigge), nuova, inedita, innovativa. Ma è anche un gioco! La scrittura, si propone come punto di partenza, l'obiettivo di fornire, un insieme di occasioni di relazione tra gli attori che si muovono dentro quelle situazioni che il testo suggerisce; piuttosto che la creazione di personaggi plausibili.
Lo spettacolo usa anche un linguaggio teatrale propriamente rivolto agli addetti ai lavori, ma in una chiave comprensibile anche agli spettatori meno esperti in materia.
Un gioco di teatro nel teatro, verrebbe da pensare, ma in verità l’effetto che ne viene fuori è ben diverso. Non parliamo di due attori che mettono in scena qualcosa apertamente davanti ad un pubblico, di personaggi in cerca di autore o delle maschere che indossiamo ogni giorno a seconda della circostanza nella quale ci troviamo, ma di una confusione tra finzione e realtà al limite della pazzia e del paradossale, con uno sguardo critico e beffardo nei confronti del teatro moderno, colpevole di avere abbandonato l’attore contemporaneo. Egli è il vero nuovo eroe del teatro di oggi, non i personaggi che interpreta, ma egli stesso, in prima persona, ogni giorno, con tutto il peso che deve portare sulle spalle per continuare a credere nel suo lavoro, che ormai è considerato e valutato con poco rispetto.

Abbiamo scelto un temporale come sfondo della performance, perché serve a creare un clima, un atmosfera di tensione e di malumore di fondo, ancor prima che avvenga tutto. Un diluvio è anche la metafora di un mondo che si avvia verso il capolinea. Condizione del tempo in cui viviamo, di un secolo buio, dove niente e nitido, in cui bisogna sempre coprirsi o ripararsi per uscire all’aperto, dove la luce sembra essere sempre più fioca. Perché la pioggia è presagio di catastrofe, è più grande di noi, è qualcosa che non potremmo mai controllare. Con la speranza nel fondo che tutto possa morire per poi rinascere sotto il sole.

Informazione riservata agli Organizzatori

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