Regia: Massimiliano Cividati
Drammaturgia: Massimiliano Cividati
Attori: testo e regia: Massimiliano Cividati con: Michele Basile, Alex Cendron, Camilla Pistorello, Adalgisa Vavassori,Camilla Violante Sheller, Matteo Vitanza assistente alla regia e direttore di produzione: Raffaella Bonivento realizzazione tecnica: Massimo Todini produzione: Aia Taumastica
Altri crediti:
Parolechiave: teatro fisico, rimozione, drammaturgia
Produzione: Aia Taumastica
Anno di produzione: 2018
Genere:
Drammaturgia originale e physical theatre per uno spettacolo al contempo lacerante e divertente!
Quante energie impieghiamo ogni giorno per dimenticare?
“Rimozione” è quel processo attraverso il quale quotidianamente allontaniamo dalla coscienza desideri, pensieri e memorie la cui presenza è per il nostro io in qualche maniera insostenibile. Oggi più che mai impieghiamo grossa parte delle nostre energie per rimuovere. Ma un mondo che non dialoga con se stesso è un mondo? Dove finisce il nostro essere sensibili? Lo spettacolo è volutamente costruito con la logica della play list, per assonanza ritmica e cromatica e non secondo una logica narrativa tradizionale. E' la riproposizione drammatica ed efferata dello sforzo inumano che quotidianamente affrontiamo qualora l'unica risposta di cui siamo capaci all'oggi è NON PENSARCI. Le relazioni, i cambiamenti del corpo, i telegiornali, la forza di gravità, le economie, il rifiuto del conflitto, la menzogna, il silenzio che a sua volta è menzogna, la paura, il respiro corto, la moda, l'essere genitori, il mio vicino, ciò che mangio .... un flusso di situazioni a spirale. Sulla scena ma anche inconsapevolmente somatizzate dallo spettatore.
Una discesa grottesca feroce verso quello scenario che sarà la nostra casa se smettiamo..di vivere.
LO SPETTACOLO - Che cosa produce effettivamente la rimozione? Lo smarrimento di un tassello, una “memoria”, un frammento di esperienza. Questo stesso meccanismo viene proposto in scena: ci si muove da una situazione all’altra, evitando che un’immagine o una situazione si depositino, lascino allo spettatore il respiro necessario ad un processo empatico e catartico. Le scene si susseguono, la durata è variabile, spesso inferiore ai 3 minuti e 30 secondi, il tempo che i più recenti studi sulla concentrazione identificano come tempo medio della capacità di un individuo oggi di mantenere la propria attenzione intorno ad un solo tema o concetto. Le scene si susseguono, diverse per colore, codice, ritmo … Si passa con fluidità dallo humour inglese di un dialogo ad una situazione clownesca, dal pozzo emotivo di una scena priva di parole alla danza … tutte insieme a dare un unico nitido quadro del nostro quotidiano.
Non parliamo e non vogliamo parlare di tutto, non intendiamo emettere giudizi, ci concentriamo sul dimenticare, sul rimuovere e cerchiamo di declinarlo con forza e leggerezza.
Una persona vicina malata, la fiducia cieca nella tecnologia, la maternità rifiutata, la morte, la volontà di rimanere per sempre giovani, solo per elencare alcune delle situazioni narrate. Un imbuto, una spirale, gironi infernali quotidiani che culminano nella scena del ricordo di una persona che abbiamo amato e che ci ha lasciati, quella con una dimensione più individuale, l’unica narrativa in un senso più classico del termine, l’unica in cui tutti in qualche modo si riconoscono, l’unica con cui è facile ed immediato empatizzare, in cui è apertamente permesso farlo.
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