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fromPINOCCHIO: una drammaturgia di gruppo

Emiliano Russo . UPNOS Ass. Prom. Culturale

Genere Teatroragazzi Teatro-danza
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Regia: EMILIANO RUSSO

Drammaturgia: drammaturgia di gruppo gestita da EMILIANO RUSSO in collaborazione con MICHELE DEGAN e DAVIDE PROIETTI

Attori: Valentina Carli, Barbara Chichiarelli, Flaminia Cuzzoli, Valerio D’Amore, Arianna Di Stefano, Desireé Domenici, Carmine Fabbricatore, Marco Mazzanti, Matteo Mauriello, Ottavia Orticello, Gianluca Pantosti, Matteo Ramundo

Altri crediti: Collaborazione drammaturgica..Michele Degan/ Davide Proietti Scene............... .............................Bruno Buonincontri Luci................... .............................Sergio Ciattaglia Costumi..........................................Fabiana Fronzilli Coreografie...................................Monica Scalese

Parolechiave: pinocchio, teatrodanza, tanztheatre, drammaturgia, danza

Produzione:

Anno di produzione: 2013

Genere: Teatroragazzi Teatro-danza

Per me non è mai stato “solo” un burattino, per me è la fine di qualcosa: la festa di un nuovo inizio. Ho voluto fare un piccolo foro in quella terra di mezzo dove vive Pinocchio, l’ho voluto spiare da dentro, fino alla corteccia; ne ho voluto indagare il passato.

Ho cercato di dare voce a dodici Pinocchi che, nel corso delle settimane, hanno imparato a muoversi e parlare. Insieme a loro sono cambiato, mi sono trasformato: una metamorfosi continua che non mirava a definirsi nel “bambino vero”, ma ad accentuare i passi del continuo mutare forma nelle nostre vite. Abbiamo giocato nel testo come fosse una piscina, ci abbiamo nuotato insieme col rischio di affogare.

Ho visto Pinocchi piangere e ridere, ho visto cambiare i loro occhi: riscoprirsi bambini che giocano a crescere, a capirsi e formarsi. Li ho visti soffrire, urlare per un’idea, o cucirsela addosso come si fa con un vestito nuovo: vedendo se calza sulle gambe, sulle braccia e sul petto. Mi sono visto riflesso in questo gioco cangiante, e ho trovato un mio respiro in ognuno di quei passi.

La gioia più grande? Non essermi mai sentito un Mangiafuoco, un burattinaio che reggeva e comandava i fili; ma, bensì, quella di essere stato un Pinocchio anch’io. Ne ero scuro: non sarei affogato; e ho nuotato, ho continuato a nuotare fin dentro alla pancia del pescecane. Ho visto che non era, neanche qui, così buio: qui ci siamo spogliati del giudizio e abbiamo imparato a muoverci; piccoli gesti e piccole parole insicure, si sono trasformate in danza, in canti, in composizioni e poliritmie, tante quante i cuori pulsanti.

Sarà banale da dire, ma ho visto un bambino, il mio bambino, nascere e crescere: diventare un cuore che batteva a un suo tempo. Sarebbe riduttivo provare a fare una cronaca della crescita: i primi passi, le prime parole. Basta sapere che quello che vedrete sono io.

Forse il vero Pinocchio, sono io: un essere polimorfo, diviso tra favola e realtà; un fotogramma di un punto: ciò che sono stato e tutto ciò che diventerò.

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