Regia: Micaela De Grandi - Valentina Ferrante
Drammaturgia: Valentina Ferrante
Attori: Nunzio Bonadonna - Micaela De Grandi - Valentina Ferrante
Altri crediti: Soggettiva video Alessandro Aiello; Con la partecipazione in video di Nellina Laganà; Sonorizzazioni Cane Capovolto; Costumi Anna Maria Patti; Elementi di scena Nunzia Capano - Michele De Grandi; Light designer Massimiliano Geraci; Assistenti Emiliano Longo - Marco Spitaleri; Prodotto per la rassegna I ART
Parolechiave: Ebrei, Medioevo, Sicilia, Virdimura, Medicina
Produzione: Banned Theatre
Anno di produzione: 2015
Genere: Teatroragazzi (13-100) Prosa
Lo spettacolo Segni di mani femminili dipinge un ritratto della comunità
ebraica che popolò la Sicilia a partire dal IV° secolo d.C. fino alla cacciata del
1492. Uno spaccato di vita, sconosciuto ai più, che appartiene alla nostra terra
ma del quale restano pochissime tracce. Eppure gli ebrei, a cui erano affidati
principalmente i mestieri legati al “vile” denaro, erano alla base dell’economia
dell’isola e la loro cacciata ne segnò il repentino declino. Singolare e
curiosamente moderna era la condizione delle donne. In una società di tipo
patriarcale, esse affermavano comunque il loro diritto all’indipendenza e
all’istruzione. Donne capaci di gestire interi patrimoni, di decidere delle loro
nozze e di svolgere molte professioni, soprattutto quella medica. Donne che
lasciarono un segno, silenziosamente avanti. Tra le tante storie femminili
scopriamo allora quella di Virdimura, ebrea, licenziatasi dottoressa in medicina
a Catania nel 1376, che dichiarò pubblicamente il suo intento di curare i più
poveri e bisognosi. Virdimura sboccia come un piccolo fiore rivoluzionario nel
cammino di sangue e fuoco del popolo ebraico. Angoscia e speranza si nutrono
l’una dell’altra disegnando questa “silenziosa rivoluzione”. Attraverso il racconto
della vita di Virdimura si affronta inoltre il tema attuale della diversità,
condannando gli integralismi di tipo religioso e restituendo dignità agli esseri
umani qualunque sia il loro credo.
“Siamo come parti diverse dello stesso corpo”
Perseguitati nei secoli perché “condannarono” Cristo, bruciati e depauperati
delle loro ricchezze, in nome di un’intolleranza che, purtroppo, non si sarebbe
fermata ed avrebbe ancora dovuto raggiungere il suo apice di disumanità nei
campi di concentramento nazisti, gli ebrei sono l’esempio primigenio di come la
diversità fomenti l’odio e sia motivo di paura. Lo spettacolo, interpretato dagli
attori Nunzio Bonadonna, Micaela De Grandi e Valentina Ferrante, che si
esprimono attraverso vari linguaggi teatrali (teatro classico, contemporaneo e
di ricerca, commedia dell’arte, pantomima, danza) si avvale anche del prezioso
contributo audiovisivo realizzato ad hoc dal videomaker ed artista Alessandro
Aiello e dell'efficace presenza in video dell'attrice Nellina Laganà.
Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.
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