Regia: Pippo Gentile
Drammaturgia: Pippo Gentile
Attori: genny arsie, roberto costa, denis disegna, giovanni d'ippolito, pippo gentile, federica lanzarini, federica nassi, anna roman , tiziana sasso, michele stella
Altri crediti:
Parolechiave: ossessioni, profondità, vita e morte, rinascita
Produzione: Ullallà Teatro Associazione Culturale in collaborazione con dindondown teatro
Anno di produzione: 2015
Genere: Performance
ULLALLA' Teatro Associazione Culturale
NUOVA PRODUZIONE
"OSSESSIONI@MOBY DICK"
Premesse:
Scrive Melville in una delle sue lettere: "io amo tutti gli uomini che si tuffano, che s'immergono con la testa. Qualunque pesce sa nuotare vicino alla superficie, ma ci vuole una grossa balena per scendere 8000 metri e più".
Andare in profondità, immergersi, sono i punti di vista più interessanti da dove guardare non solo alle disabilità, ma ci consente di osservasre tutte le cose che ci circondano in un modo diverso. Ed è quello che stiamo cercando di fare, in modo non pretenzioso: dare una sbirciatina sotto la superfice delle cose.
Gli spettacoli che Ullallà realizza con gli attori disabili di dindondown teatro non nascono mai a "tavolino", ma durante un percorso condiviso ed esperenziale, ed è questo un altro punto in comune con il capolavoro di Melville: la prima cosa che si deve capire di Moby Dick è che, come noi, non è stato un processo creativo "controllato" . Vale a dire che non nacque da un progetto limpido e consapevole, ma crebbe in certo modo sotto la penna di Melville, cambiando per strada fisionomia, struttura e ambizioni. Per quello che ne sappiamo è probabile che in origine Melville avesse giusto in mente un'avventura di mare come ne aveva già scritte, con successo: il gigantismo del libro, così come la sua vertiginosa metamorfosi in allegoria solenne e altissima, fu qualcosa che Melville dovette capire per strada: una possibilità che gli spalancò davanti quasi d'improvviso, e che lui ebbe il coraggio di non rifiutare.
Questa sfida accompagna da diversi anni l'approcio creativo ed ecco quindi che la sfida si rinnova anche difronte a questo enorme capolavoro, ormai entrato di diritto nella letteratura mitologica.
Naturalmente e come ogni grande poema mitico si rivolge e si specchia nella nostra epoca contemporanea: Il capitano Achab insegue Moby Dick per sete di vendetta, è chiaro, ma, come succede in ogni infatuazione d'odio, la brama di distruggere appare quasi una brama di possedere, di conoscere, e nella sua espressione, nel suo sfogo, non sempre è distinguibile da questa. Se poi ricordiamo che Moby Dick assomma in sè la quintessenza misteriosa dell'orrore e del male dell'universo, avremo senz'altro capito come può essere uno specchio dell'oggi (si pensi al pensiero ossessivio dominante di tutte le dittature, alle brutture compiute nel nome delle religioni, eccc).
Informazione riservata agli Organizzatori
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