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CENERI...

Associazione Deposito Dei Segni Onlus

Genere Prosa Performance Installazione
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Regia: Jörg Christoph Grünert, Cam Lecce

Drammaturgia: Jörg Christoph Grünert

Attori: Cam Lecce Jörg Christoph Grünert

Altri crediti: musiche originali di Luigi Morleo

Parolechiave: nazismo, memoria, presente, economia, disumanizzazione

Produzione: Associazione Deposito Dei Segni Onlus

Anno di produzione: 2013

Genere: Prosa Performance Installazione

“CENERI…” viaggio a due voci nel sistema concentrazionario dell’economia nazista propone una lettura trasversale dello sterminio riportando l’indicibile storia del Nazifascismo alle sue matrici economiche e finanziarie, alla complicità con le banche e l'industria nell'ascesa del nazifascismo in Germania, seguendo il percorso, spesso sotterraneo delle burocrazie europee, dalla guerra agli anni della pacificazione. La memoria diventa così una lente che mette a fuoco il presente, le dinamiche socio-economiche del nostro sistema globalizzato odierno messo in parallelo con la memoria dello svolgimento del genocidio. “... La prospettiva dalla quale si guarda allo sterminio non è quella degli antecedenti, la repubblica di Weimar o la crisi del ’29. Piuttosto emerge con grande chiarezza il calcolo che portò i governi europei a salvaguardare i meccanismi finanziari collaudati durante la 2° guerra mondiale, la crescita economica ipertrofica delle banche e delle società che supportarono, fino alla fine del conflitto, l’economia della Germania hitleriana e dei suoi epigoni oltrecortina. Lo spettacolo avvicina, senza mai sintetizzarle né fonderle in un discorso unitario, queste non-storie della modernità martirizzata al flusso inarrestabile del denaro e delle transazioni finanziarie attraverso la Deutsche Bank e la Dresdner Bank. Negli anni che vanno dal 1933 al 1942 le banche determinarono la costruzione di un monopolio che preparò la guerra e che poi, alla fine di questa, certificò il proprio potere e la propria influenza sull’economia mondiale, nella ricostruzione e nella divisione del mondo in blocchi ideologici contrapposti. Analogamente la I.G. Farben, il complesso industriale della chimica tedesca, proprietario dell’enorme agglomerato industriale che fu Auschwitz, indicò la via dello sterminio attraverso il lavoro, come pure la sperimentazione su cavie umane attraverso un sistema articolato di complicità e connivenze tra i vari apparati dello stato e i diversi settori amministrativi ed economici della società civile. ...” L’installazione minimalista ospita al suo interno gli spettatori che divengono parte stessa della scena come viaggiatori sul treno in corsa sul binario della disumanità. In questa corsa si inseriscono immagini di repertorio dei campi di concentramento, la discarica dell’umanità nel suo culmine tragico, che quasi divengono incomprensibili all’occhio dello spettatore che resta una figura in bilico tra la realtà testimoniata e i bilanci a freddo dell’eccidio e delle risoluzioni post-belliche. “... Se si volesse trarre un senso, ancora spendibile, dalle testimonianze delle vittime, si dovrebbe finalmente liberarle dal ruolo che la storia le obbliga ad assolvere e ricondurre le loro voci alla singolarità del vissuto individuale mentre noi, estranei ai fatti, diventare testimoni della necessità dell’impegno assunto nel riaffermare, quotidianamente, nel nostro pensare ed agire, il monito espresso dai sopravvissuti di Auschwitz. ...”

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