← Indietro
immagine-grande

3 TO 1 il coraggio, l’abitudine, l'invisibile

teatringestazione

Genere Prosa
Cachet:Informazione riservata agli Organizzatori
Modifica Tag

Regia: Gesualdi / Trono

Drammaturgia: teatringestazione

Attori: Alessia Mete Marzia Macedonio Anna Gesualdi

Altri crediti: Una creazione TeatrInGestAzione da Le tre sorelle di Anton Cechov itinerari drammaturgici Loretta Mesiti / itinerari scenici Anna Gesualdi / trainer Giovanni Trono

Parolechiave: Čechov, Beckett, coraggio, abitudine, invisibile

Produzione: teatringestazione

Anno di produzione: 2012

Genere: Prosa

Irina Olga Maša esplorano le possibilità di un tempo “imperfetto”, innescando un dispositivo che porta attori e pubblico all’immobilità, inchiodati alla tragedia dell’inattività, dell’ineluttabilità di certi destini.

Imperfetto. In grammatica, tempo i. (o assol. imperfetto s. m.), tempo del verbo che, nell’indicativo, esprime un’azione passata considerata nel suo farsi e quindi non ancora compiuta nel tempo a cui il discorso si riferisce (andavo, credevo, sentivo, ecc.). Nel congiuntivo, invece, è usato in correlazione con un tempo storico («sperai che lui mi ascoltasse») o, nel periodo ipotetico, in correlazione col modo condizionale («verrei, se potessi»), o anche in proposizioni indipendenti per esprimere un desiderio («Dio volesse!», «tornasse presto!»)

Il niente a portata di mano è tutto ciò di cui hanno bisogno gli esseri fragili per esistere, sperando ogni giorno in nuovo mattino, in cui le tre sorelle aspettano l'occasione buona; e allora cantano, ballano, parlano da sole, o rivolgendosi ad altri leggono parti di libri: una prigione fatta di regole, di ordine, di educazione. E la vita scorre nella completa inazione. Certi giorni passano senza che si sia detto niente o quasi, senza che si sia fatto niente o quasi. Un salto nel buio ci vorrebbe, una corsa ad occhi chiusi come da bambini; un ballo in maschera, la musica che ti ubriaca, l'amore quello vero, un lavoro proprio quello fatto per te, A Mosca! A Mosca! A Mosca!

In un viaggio tra Čechov e Beckett ci inabissiamo nella fragilità di tutti i sommersi, i dimenticati. In un'epoca dominata dalla rinuncia, l'abitudine è la salvezza degli umili. Una carcerazione a cui ci si prepara fin dall'infanzia, con l'educazione, la scuola, la famiglia, l'amore: bisogna essere pronti, può accadere da un momento all'altro.
Le vite delle tre sorelle scorrono, ogni giorno uguale a quello precedente, come se il tempo non potesse andare avanti, inceppato in un eterno imperfetto verbale. Ciò che resta di Čechov e Beckett è l'atmosfera, sono i suoni, i silenzi, le linee dure del significante, è la solitudine delle occasioni perdute.

Lo spazio è composto di pochi elementi: un cubo bianco, un gigantesco lenzuolo bianco, il vuoto.

Le luci: bianco che acceca, che mangia le figure degli attori e ne cancella alla vista le linee definite del corpo. Penombra calda del presente sul corpo di Olga – badante.

La musica: silenzio ed elettronica graffiante per Olga (sono i suoi mal di testa); silenzio e carillon per Maša; silenzio e canzoni per Irina. Musical nelle orecchie di tutte

Olga
Let me dance for you
Let me try.
Let me dance for you.
We made a lot of music dancing You and I

Irina
I have confidence in sunshine
I have confidence in rain
I have confidence that spring will come again Besides which you see I have confidence in me

Maša
No, I'm no one's wife, But, oh I love my life, And all that jazz! That jazz!

Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

Acquista opera