Regia: Simone Giannatiempo
Drammaturgia: Simone Giannatiempo
Attori: Simona Di Maio
Altri crediti:
Parolechiave: Jernej, Simona Di Maio, spazio vuoto
Produzione: NTFI
Anno di produzione: 2015
Genere: Prosa Teatro-danza Performance
Il servo Jernej cacciato dalla terra in cui ha lavorato per anni vuole che venga riconosciuto il suo diritto a restare in quella terra. Compie così un viaggio che lo porta a interrogare i poteri istituzionali al fine di cercare giustizia. Rivivendo il viaggio si dischiude al pubblico il mondo interiore del personaggio e il percorso interiore che lo porta dalla speranza ad una ferma presa di coscienza passando per la follia. Il conflitto di Jernej rivive nel corpo dell’attrice fino alla punta delle dita, che sono il primo strumento di lavoro del contadino. In uno spazio vuoto l’attrice crea personaggi che non si vedono, costruisce diversi spazi (un’osteria, un tribunale, una chiesa, un treno, la sala del palazzo imperiale) con l’utilizzo degli oggetti di scena, tre panche, ricostruisce nel corpo il personaggio di Jernej, inventa un grammelot slavo, parla con un burattino alter ego della propria coscienza. L’incomprensione, l’impossibilità di veder riconosciuto il proprio diritto, l’assenza della giustizia si materializzano nella solitudine dell’attrice in scena. Regia, training e recitazione hanno come obiettivo la creazione di un mondo reale attraverso la costruzione di spazi, ritmi, lingue partendo dal presupposto che uno spettacolo teatrale possa essere un concerto musicale dove gli strumenti sono il corpo e la voce dell’attore, il rumore degli oggetti e ciò che questi possono diventare abbandonando ogni criterio di referenzialità.
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