Regia: Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi
Drammaturgia: Adattamento di Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi da due Operette Morali di G. Leopardi
Attori: Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi
Altri crediti: Scene e Costumi Cinzia Muscolino; Scenotecnica Pierino Botto; Disegno Luci Roberto Bonaventura; Assistente alla regia Veronica Zito.
Parolechiave: Carullo-Minasi, Leopardi, Operette morali, Teatro e filosofia, Letteratura e teatro
Produzione: Carullo-Minasi e Federgat
Anno di produzione: 2015
Genere: Prosa
Due attori con un carro di Tespi, in una partitura raffinata di gesti e parole. I personaggi di due Operette Morali di Leopardi: “Il Copernico” e “Galantuomo e Mondo”, inducono ad amare e ironiche riflessioni sulla nullità del genere umano. L'ingenua speranza della prima "Operetta infelice e per questo morale" si ribalta lasciando il posto alla menzogna utilitaristica di un' "Operetta immorale e per questo felice".
IL COPERNICO
Operetta infelice e, per questo, morale intorno alla possibile rivoluzione del nuovo mirare dell’uomo nella profondità della propria miseria. Dalla minuscola e misera terra si precipita verso il baratro delle non conosciute Luminose Meraviglie, nell’infinito buio dipinto di stelle, nella profondità e nell’abisso di ciò che rimane una speranza, l’essere parte di un’infinita meraviglia: il Creato.
GALANTUOMO E MONDO
Il Mondo, travestito da Signorina Civiltà tutta vizi e capricci, divorato ogni fondale di immaginazione in cui potere sperare di precipitare, definisce gli estremi di un freddo quadro di miseria, “dove tutti gli uomini sono come tante uova”, dove è proibito ogni segno di vera vita. Qui la rivoluzione procede al contrario e diventa involuzione, in quanto il ridimensionamento dell’uomo porta seco una conseguenza negativa, da qui la menzogna utilitaristica. Operetta immorale e, per questo, felice.
Un artigianale teatro in azione: il trionfo del gioco teatrale povero.
Lo spettacolo è il trionfo del gioco teatrale povero, quello del saltimbanco il cui fine è sempre la “meraviglia”; ma spenti i lumini e staccata la musica, emerge l’assassinio ormai universalmente compiuto della dignità umana, teatrino per i giochi di una natura “mondana”. Giocano con i mezzi del teatro e con lo spettatore, al quale si rivolgono apertamente. Qualsivoglia pretesa illusionistica è abolita: gli attori interagiscono con il pubblico e dialogano con le musiche. Il loro teatro è infatti un artigianale teatro in azione. Un Leopardi che corrisponde alle convenzioni sociali di oggi, di quella “società” che uccide il poeta ma che corre verso il domani glorioso. La parodia dell’uomo, dunque, marionetta del grande teatrino umano sollazzo del burattinaio di turno.
Un autore che parla con noi. E di noi: è Leopardi che è attuale oppure è il mondo che non cambia mai?
«Leopardi ha la capacità di rintracciare gli estremi di una poesia mitica e universale. Le tematiche del Destino dell’essere umano, del suo drammatico rapporto con Natura e Ragione, dell’Omologazione a discapito della Singolarità suonano oggi tremendamente profetiche e forti – quasi assordanti – amplificandosi ogni stortura e prepotenza, divenendo noi uomini moderni servi delle nostre stesse macchine e apparenze. Leopardi parla ancora a noi e, non lo escludiamo, di noi».
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