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L'Ultimo Kaligola

Gli Scarti

Genere Prosa
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Regia: Enrico Casale, Davide Faggiani, Simone Ricciardi

Drammaturgia: Enrico Casale, Davide Faggiani, Simone Ricciardi

Attori: Enrico Casale Simone Ricciardi Marin Debatté

Altri crediti: organizzazione Andrea Cerri ufficio stampa Maddalena Peluso

Parolechiave:

Produzione: Compagnia degli Scarti/PimOff

Anno di produzione: 2015

Genere: Prosa

In un futuro prossimo il mondo è sull’orlo della catastrofe. Per provare a cambiare la storia, un gruppo di scienziati tenta di riportare in vita l’origine del male: Caligola, l’imperatore, il folle. L’esperimento avrà esiti imprevisti.”Dopo l’anteprima in occasione de il Padiglione dei Teatri al Franco Parenti a Milano in occasione di Expo, arriva ora sulle scene L’ultimo Kaligola, l’atteso capitolo conclusivo della “Trilogia del Potere” della Compagnia degli Scarti. Dopo l’analisi del potere politico e statale di Ubu Rex (2011) e del potere “domestico”, intimo e interpersonale de La serva padrona (2012), lo spettacolo, prodotto da Pimoff, volge lo sguardo a uno dei primi “mostri” che nel corso della storia sono saliti al potere: Caligola, terzo imperatore romano (37-41 d.c.), reso noto dalle fonti storiografiche per la sua eccentricità e depravazione.
Se l’idea dell’esperimento rimanda inizialmente al bianco e nero dei film di fantascienza anni ’50, visivamente il rimando si fa ancora più esplicito nel trucco caricato e nella scenografia che riflette le atmosfere allucinate dei gabinetti scientifici degli scienziati pazzi hollywoodiani.
Uno spazio centrale visibile, vuoto e unitario è lo spazio dove si svolge l’esperimento e dove vive la Cavia-Caligola. Questa scatola bianca abbacinante di luce, coesiste assieme al contrasto di un fuori scena costruito su più livelli che creano uno spazio labirintico e concentrico come le sale di anatomia delle facoltà di medicina.
I personaggi, costretti dalla irrevocabilità delle loro decisioni, sono sballottati da un destino irreversibile. Coinvolti in un’azione scenica sincopata, quasi senza pause. Gli scienziati intrappolati in un esperimento potenzialmente fallimentare, vengono rapiti dallo sguardo impenetrabile della loro cavia. Caligola li osserva, quasi non parla. A volte sembra il solo normale in un universo di pazzi. Il movimento drammatico si fa frenetico, ambiguo. Nulla è fermo, i ruoli s’invertono, le certezze non esistono e i personaggi si scambiano continuamente di posto così che gli educatori saranno costretti a imparare a loro spese. Coloro che ordinano saranno comandati. Il razionale diventa folle, in un gioco di rimandi alle tematiche del doppio, del male, dell’amore come forza propulsiva capace di creare così come di distruggere, dell’ineluttabilità della storia e insieme della sua assoluta imprevedibilità che nega l’idea stessa di una conclusione.
Questo Caligola, attinge a piene mani da tutto quello che è stato scritto sul controverso personaggio storico nei secoli passati, non solo da Albert Camus (che rimane comunque una guida sotterranea ma potente durante tutto il lavoro). Proprio alla drammaturgia composta dallo scrittore francese si deve gran parte della filosofia dello spettacolo: del pensiero di Camus-Caligola ritroviamo il tema del doppio, l’eterna lotta con i mediocri e i burocrati e soprattutto la lacerazione delle anime colpite dalla strana malattia dell’amore.

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