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CANNIBALI

Kronoteatro

Genere Prosa
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Regia: Maurizio Sguotti

Drammaturgia: Fiammetta CArena

Attori: Tommaso Bianco Alex Nesti Maurizio Sguotti

Altri crediti: Scene e costumi: Francesca Marsella Video animazioni: Fabio Ramiro Rossin Musiche: Ma Nu! Disegno luci: Amerigo Anfossi Voci registrate: Licia Lanera, Riccardo Spagnulo Fotografia: Nicolò Puppo Thanks to: Nicoletta Bernardini, Francesco Gigliotti

Parolechiave: generazioni,potere,manga,fisico,sila

Produzione: Kronoteatro

Anno di produzione: 2015

Genere: Prosa

Moriamo ogni giorno, ogni giorno ci viene tolta una parte della vita e anche quando ancora cresciamo, la vita decresce. (Lucius Annaeus Seneca)


Lo spettacolo tratta l'esercizio del potere.
Come tutte gli accadimenti della vita, anche questo è illusorio, ci induce a crederci vivi, perché assorbe il nostro tempo, le nostre energie e i nostri pensieri.
Quello che in sintesi estrema chiameremmo vita.

L'uomo crede di essere vivo e si sente tale solo nel confronto con le cose di tutti i giorni e le convenzioni sociali nelle quali siamo immersi, ci mettono in costante relazione con l'altro in uno stato o di subalternità o di preminenza.
Tra le attività che maggiormente alimentano in noi un'illusione di esistenza c'è di certo l'esercizio del potere; questo è forse l'accadimento che più ci spinge nell'illusione, poiché prevede il dominio dell'uomo sull'uomo.

In scena vediamo due differenti abitudini di praticare il potere.
Per l'uomo adulto questo è tangibile perché politico, sociale ed economico.
Lo sforzo è quindi il tentativo di accrescere il proprio dominio o perlomeno mantenere uno status quo.
Il giovane possiede un potenziale; la sua giovinezza è il suo potere.
Per lui il futuro è tutto in divenire, tutte le possibilità gli sono concesse e la sua vita è nelle sue mani.

Ciascun individuo lotta per accrescere l'unico dato sensibile che gli conferma d'essere in vita: il potere sull'altro.
Ne nasce uno scontro volto all'accumulo di comando.
Ed è la vita a diventare terreno di conquista, far west dove espandere i confini del proprio dominio.

Il messaggio è semplice e percorre aspetti solo apparentemente distanti.
Non si deve morire.
Non morire è non mostrare i segni del tempo sul corpo.
Non morire è non accettare l'inevitabile decorso biologico.

Non morire ci è impossibile.
Soprattutto se si pensa che si inizia a farlo in giorno in cui si viene concepiti.


La resa è ancora una volta l'unica possibilità.

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