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Il Calapranzi

I PESCI

Genere Prosa
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Regia: Salvatore Cantalupo

Drammaturgia: Harold Pinter

Attori: Fiorenzo Madonna, Mario De Masi, Rocco Giordano

Altri crediti:

Parolechiave: pinter, calapranzi, la balena, cantalupo

Produzione: Ex asilo filangieri

Anno di produzione: 2013

Genere: Prosa

In un seminterrato Bernardo e Gustavo sembrano aspettare qualcosa. Sono due killer e aspettano di ricevere ordini “dall’alto”. Il loro dialogo, in un napoletano sporco e moderno, è frammentario e spigoloso, serve a coprire un silenzio che pare più denso delle loro parole. Parole senza senso, quasi quanto quelle che da un calapranzi arrivano a scandire il crescendo della loro tensione. A chi tocca stasera?

La scena è costituita di pochi oggetti necessari, un tavolino, quattro sedie, due pistole, un giornale, poco cibo confezionato in plastica, tutto compreso nello spazio di quattro mura marcate col nastro adesivo. Il napoletano si è legato in maniera fluida e naturale da un lato ai corpi e alle voci degli attori e, dall’altro, alle atmosfere pinteriane, cosicché la scelta della lingua è stata quasi spontanea. L’idea di fare del “calapranzi” un personaggio muto viene sì dalla povertà dei mezzi di produzione, ma anche e soprattutto dall’attenzione allo spunto che il titolo originale del testo di Pinter suggeriva (l’espressione the dumb waiter può essere tradotta con “calpranzi”, “calavivande”, “montacarichi”, ma anche, più alla lettera, “il cameriere muto” o “il cameriere stupido”). Il risultato è una presenza scura e inquietante che resta ai margini, ma tiene i fili delle vite dei due nostri.

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