Regia: Gemma Carbone
Drammaturgia: Percy B. Shelley
Attori: Gemma Carbone
Altri crediti:
Parolechiave: Prometeo, Buoazizi, tanica, lotta, Shelley
Produzione: NAPRAWSKI - in collaborazione con Il Vivaio del Malcantone
Anno di produzione: 2012
Genere: Prosa Teatro-danza Performance
Una tanica, il potenziale di un’azione, la conseguenza di un pensiero, l’odore di benzina.
L’uomo, il divino e la natura che costantemente giocano ad un gioco di trasfusioni e transiti.
Lo spettacolo vuole porre di fronte al pubblico le condizioni che hanno portato il Titano alla propria scelta e al proprio martirio, sta a chi è testimone dell’azione di rielaborare il trauma secondo le proprie esperienze e le proprie idee, innescando gli stessi meccanismi e le stesse situazioni che hanno reso questa storia comune e mitica.
“Vorrei essere volentieri ciò che è mio destino, il salvatore e il difensore dell’uomo sofferente, o sprofondarmi nell’abisso primitivo delle cose dove non c’è né agonia né sollievo: la Terra può consolare e il Cielo tormentare, nulla di più. Io so solo questo, che finirà.”
Partendo dal testo Prometheus Unbound di Percy Bysshe Shelley si è snodato un percorso di indagine e di ricerca verso quella che è una condizione comune all’uomo, esperita, sofferta e conquistata in tutte le epoche storiche.
Tale condizione, che si esprime molto drammaticamente in un rapporto di potere tra l’individuo e il tiranno, è destinata inevitabilmente a compiersi. L’inevitabile che qui entra in gioco è parte insita della natura umana, è la spinta verso la libertà e verso un sentimento di giustizia che ci appartiene tutti.
La cosa che ho trovato interessante nella riscrittura del mito di Prometeo di Shelley è che non è la fine della tirannia a risultare il fulcro della vicenda, l’estremo apice o il lieto fine, ma, piuttosto, cosa un individuo sia disposto a fare per questa.
Cosa sia disposto a subire, cosa non sia più disposto a subire, cosa sacrifica.
La risposta nel mito è raccontata dall’eterna pena a cui viene dannato il titano, nella realtà storica è raccontata dalle leggende che si creano su uomini e donne che si sono ritrovati ad essere eroi, nella realtà contemporanea la risposta ci viene data ogni giorno dalle scelte che facciamo.
Partendo da qui si sviluppa una lunga ricerca sulle persone che fino alla fine si sono opposte a regimi e a dittature. Cosa comune fra tutte è l’esito finale: l’ultima disperata protesta è darsi fuoco. Lo specchiarsi della mitologia nella nostra Storia - nell'estremo gesto del monaco tibetano Thích Quảng Đức, del giovane Mohamed Bouazizi o della dottoressa Homa Darabi - echeggia nella nostra Realtà, qui ed ora. Come il Titano, tutti questi martiri della libertà ci hanno donato il loro fuoco, autoimmolandosi.
Ed ecco che il fuoco, che ci ha donato Prometeo stesso tanto tempo fa, ritorna ancora una volta come una scintilla di luce e di dolore.
Mi auguro come una scintilla di speranza.
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