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PANE E ROSE una rivolta guidata dalle donne

Teatro dell'Orsa

Genere Prosa
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Regia: BERNARDINO BONZANI – MONICA MORINI

Drammaturgia: BERNARDINO BONZANI – MONICA MORINI

Attori: BERNARDINO BONZANI – MONICA MORINI – CLAUDIA CATELLANI (pianoforte)

Altri crediti: collaborazione Letizia Quintavalla

Parolechiave: guerra, donne, rivolta, protesta, fascismo

Produzione: TEATRO DELL’ORSA

Anno di produzione: 2013

Genere: Prosa

“Le donne sentono la luna,
la luna che gonfia le maree, la pancia, i seni e il cuore
Quando salì alta nel cielo la luna si specchiò nel fiume e lo fece tutto d’argento.
Un argento che ti faceva sentire la febbre,
un caldo da strapparti via il male taciuto
le fatiche, le umiliazioni, le ingiustizie, la fame,
troppi spilli e aghi conficcati sotto le dita, sotto la pelle,
vorresti toglierteli in una volta sola
gli aghi della guerra e dei mariti lontani
le donne hanno pazienza, filano, tessono
ma adesso basta.
“Ne avete abbastanza del pane che vi danno? Se è poco, venite con noi”.
In scena il racconto della protesta veemente e appassionata di mille donne che l’8 ottobre del 1941 si presentarono nel municipio di un paesino della pianura reggiana al grido di pane e pace. Dieci di queste donne furono arrestate e incarcerate nei giorni successivi. Erano tutte donne antifasciste, braccianti, madri e spose che dovevano provvedere alle famiglie mentre mariti, fratelli e figli erano al fronte, in guerra. Da questo episodio quasi sconosciuto e dimenticato dalla storiografia ufficiale, con interviste e ricerche, viene restituita una storia di donne, umili ma piene di dignità, con le loro lotte per il lavoro, con tutti i sacrifici per dare l’istruzione ai figli, pronte ad agire, a fare la loro parte, a stendersi sui binari per fermare i treni carichi d’armi. Un affresco della pianura dove tutto è dritto e lo sguardo corre senza inciampi. Solo il fiume curva morbido come la pancia delle donne. In questa pianura, in un casino degli attrezzi ci fu il primo congresso provinciale clandestino del partito. Ma le donne ancora non ci potevano entrare. Eppure furono le donne ad andare in piazza e a prendere il posto degli uomini quando loro si trovavano al fronte o al confino. E avevano disobbedito a quelli che dicevano che le donne non contano niente. Disobbedienti come Antigone. Non vuole che i corvi vadano a beccare gli occhi e il cuore del fratello, di notte va sul campo e gli fa il funerale al fratello suo, scava la terra, si spezza le unghie, e torna all’alba piccola, scalza e spettinata. E il re ha paura di quegli occhi che non hanno paura.
Questo racconto è dedicato a loro, a queste nostre Antenate.

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