Regia: Roberto Capaldo
Drammaturgia: Roberto Capaldo e Fabrizio Di Stante
Attori: Roberto Capaldo
Altri crediti: ritmi percussivi dal vivo di Simone Di Bartolomeo maschere in cuoio di Ascanio Celestini e Piero Ottusi PREMIO BORSELLINO 2008 PER L'IMPEGNO SOCIALE E CIVILE PREMIO CALANDRA 2007 COME MIGLIOR SPETTACOLO E MIGLIOR REGIA SPETTACOLO ITALIANO AL XI FESTIVAL INTERNAZIONALE DI TURCHIA
Parolechiave: camorra, napoli, pulcinella, commedia dell'arte, interazione con il pubblico
Produzione: Associazione Rebelot con il sostegno di Teatro Labrys
Anno di produzione: 2007
Genere: Prosa Figura
MORRA È L’AMARA, IRONICA RISATA SU UN PEZZO D’ITALIA IN CUI SI NASCE E SI MUORE A RITMI ELEVATISSIMI SE CONFRONTATI CON IL RESTO DEL PAESE. LA VIOLENZA CHE DA ANNI ACCOMPAGNA L’ANIMO POETICO DI NAPOLI, FACENDONE UN TEATRO DI GUERRA, È DIVENUTA ABITUDINE, LUOGO COMUNE E PER QUESTO È NORMALE O MEGLIO SI GIUSTIFICA.
La grande tradizione della Commedia dell’Arte viene rivisitata da un contemporaneo Pulcinella che si ritrova a monologare con il pubblico “di quei tre o quattro fatti che conosce”. Fatti che tutti in fondo conosciamo, “perché le voci girano, perché l’abbiamo letto sui giornali”. I fatti sono quelli della cronaca legata alle vicende camorristiche degli ultimi anni, quelle che Roberto Saviano ha coraggiosamente portato alla luce nei suoi scritti. In particolare uno: la storia di Ernesto (in vita Attilio Romano’), giovane lavoratore di Scampìa (il quartiere dormitorio delle vele di Napoli), “ucciso per mano della camorra, ma che con la camorra non c’aveva niente a che fare”. Il contenuto dell’atto unico è tragico per i fatti reali citati: migliaia di morti ammazzati dal 1979 a oggi in una guerra non riconosciuta e tuttavia palese. Ma è anche comico perché nell’interpretazione teatrale l’attore, pienamente immerso nella sua parte di “maschera”, il pauroso ma chiacchierone Pulcinella, fra salti, giochi di parole e coinvolgimenti dialettici, diverte, seppur amaramente: con l’ausilio delle tante maschere che via via calza si trasforma di volta in volta nei guappi, nelle vittime, nei latitanti, nei boss. Personaggi che hanno nomi e cognomi: Ernesto e sua moglie Natalia, da una parte, i membri della famiglia Di Lauro, gli scissionisti, Raffaele Cutolo, i protagonisti della recente cronaca di Scampia, dall’altra.
In scena solo una batteria, a scandire la vita e la musica delle parole, e tre valigie, anch’esse in continua metamorfosi a rappresentare quartieri, nascondigli, capezzali, e le famose Vele di Scampìa…
NOTE DI DRAMMATURGIA
La storia di Ernesto (in vita Attilio Romano’) e Natalia sua novella sposa, due delle tante vittime inconsapevoli della camorra, raccontata dall’irriverente e scanzonato Pulcinella, si dispiega attraverso divagazioni tipiche di una napoletanità, quella cantata nelle canzoni, che “è una fantasia per gli stranieri”. Il lavoro drammaturgico che ha contraddistinto il testo è incentrato sull’attualizzazione di alcune poesie della tradizione partenopea - versi di Michele Galdieri, Pasquale Ruocco, Salvatore Di Giacomo, Eduardo De Filippo, oltre che sulla rielaborazione delle cronache che hanno visto Napoli protagonista in questi ultimi anni. Cronache che vengono portate in scena senza intenzioni moralistiche, ma per raccontarne lucidamente e spassionatamente il paradosso: a Napoli, patria della camorra, oltre
che di pallottole si continua a morire di “connivenza” e “omertà”, mentre i soldi ricavati dai giri di droga, prostituzione e malavita vengono reinvestiti in attivita’ imprenditoriali di livello internazionale.
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