Regia: Francesco Alberici e Claudia Marsicano
Drammaturgia: Francesco Alberici
Attori: Claudia Marsicano e Francesco Alberici
Altri crediti:
Parolechiave: Social, Alienazione, Solitudine, Silenzio, Successo
Produzione: FRIGOPRODUZIONI
Anno di produzione: 2015
Genere: Teatroragazzi (14-20) Prosa Performance
Un giorno o un anno di vita (la dimensione atemporale impedisce ogni cronologia esatta) di due giovani totalmente alienati. In un’allucinazione continua scorrono i sogni di successo e gli incubi di fallimento di due soggetti desiderosi di essere ma incapaci di farlo.
La nostra poetica è volta a esplorare il grado zero delle dinamiche di relazione interpersonali. Gli elementi caratterizzanti di questa scelta sono da una parte la compressione del testo, o meglio del linguaggio utilizzato, che implode e si disintegra: la forma privilegiata di comunicazione non è né il dialogo, né il monologo, ma lo sproloquio, verbale e fisico, che si muove tra lunghi silenzi e improvvise esplosioni. Dall’altra, la scelta di lavorare nelle coordinate dello spazio mentale dei personaggi, spazio nel quale non è possibile stabilire una linea netta di demarcazione tra un’azione ed un pensiero del personaggio.
La realtà in cui viviamo è scandita dall’irreale.
Il principio di realtà è subordinato a un principio di virtualità, che lo influenza e definisce.
Ad esempio l’identità di ciascuno di noi è complementare all’identità virtuale.
Se non sono su facebook, in parte non sono anche nella realtà.
Mettere un like, aggiungere o bloccare qualcuno, eliminare un amico sono tutte azioni assolutamente virtuali, irreali, eppure la ricaduta di tali azioni è tangibile, reale: la tristezza che ci procura l’essere eliminati o il gusto lievemente sadico legato al bloccare una certa persona sono sentimenti reali, che percepiamo sulla nostra pelle. I social network sono dei contenitori all’interno dei quali si sviluppano e si sfogano le nostre pulsioni, le nostre emozioni, le nostre paure.
Un altro contenitore virtuale che media la realtà percepita è la televisione. Ciò che accade all’esterno e che non sperimentiamo in prima persona, lo viviamo attraverso i mezzi virtuali.
Questo meccanismo vale a tal punto che, alle volte, l’irreale prende il sopravvento sul reale: non siamo toccati dal signore che incontriamo per strada e che ci chiede l’elemosina, fatichiamo a vivere pienamente un sentimento amoroso, ma un’inchiesta sui clochard e un talent sul canto possono emozionarci sino alle lacrime. In questi specchi virtuali ritroviamo noi stessi, più di quanto riusciamo a farlo nel reale, nella vita vissuta.
Sarebbe superficiale e pericoloso azzardare un giudizio su questi fatti, definirli positivi o negativi, giusti o sbagliati, restano fatti, tuttavia. Abbiamo tentato di analizzarli e descriverli mediante il linguaggio del teatro.
(francesco alberici)
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