Regia: collettiva
Drammaturgia: Ruggero Franceschini
Attori: Francesca Del Fa, Domenico Florio, Ruggero Franceschini, Claudia Gambino, Giulia Vecchio, Marouane Zotti
Altri crediti:
Parolechiave:
Produzione: eunemesi con il supporto di IDRA teatro
Anno di produzione: 2014
Genere: Prosa Performance
"Melencolia I"
regia, coreografia e interpretazione: EUNEMESI
sound design di Marco Pavarotto
drammaturgia di Ruggero Franceschini
su testi di Albrecht Dürer, Jon Fosse, Erwin Panofsky, Sergio Quinzio, Federico Franceschini.
"Melencolia" è una performance ispirata da tre incisioni a bulino di Albrecht Dürer del 1514. Da ognuna abbiamo creato una performance di 20 minuti (60 minuti totali).
1) "Melencolia I": rappresenta l'attitudine artistica alla vita, inscindibile, per Dürer, dall' "umor nero".
2) "Il cavaliere, la morte, il diavolo", rappresenta invece l'attitudine concreta alla vita, che non si lascia distrarre dai fantasmi e dalle paure, e procede spedita verso la meta.
3) "San Gerolamo nello studio", rappresenta infine l'attitudine contemplativa alla vita, che rinuncia alle distrazioni del mondo per ricercare nello studio, nella scienza, nella religione.
La prima parte è collegata alla prima incisione e ispirato a un romanzo di Jon Fosse. Il protagonista è Lars Hertervig, un artista norvegese realmente esistito nella seconda metà dell'800, evocato nei ricordi della sorella ormai invecchiata. Fin da piccolo egli è perseguitato da una patologica "malinconia", dalla quale si riscuote solo dipingendo.
La seconda parte è danzata: una lenta e indifferente avanzata del "Cavaliere", mentre attorno a lui "La morte" e "Il diavolo" tentano di distrarlo e ostacolarlo. In sottofondo, un tappeto sonoro di voci distorte, come da una radio mal sintonizzata.
Una terza parte consiste invece in una discussione dialettica fra un ateo e un prete, simile alle discusioni dialettiche de "I fratelli Karamazov" di Dostoevskij: il materiale testuale proviene da Federico Franceschini, studente di matematica alla Scuola Normale Superiore di Pisa (per l'ateo) e dai libri di Sergio Quinzio, noto teologo italiano del ‘900.
L'ironico filo che unisce queste performance è la voce narrante del famoso storico dell’arte Erwin Panofsky: il tutto trasporta il pubblico in una specie di onirica e surreale lezione televisiva di storia dell'arte.
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