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HAMM-LET Studio sulla Voracità

Piccola Compagnia della Magnolia

Genere Prosa Performance
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Regia: giorgia cerruti

Drammaturgia: elaborazione di Giorgia Cerruti da Shakespeare, Muller, Laforgue, Moscato, Pasi

Attori: Giorgia Cerruti – Gertrude Federica Carra – Ofelia Davide Giglio – Hamm-Let

Altri crediti: Uno spettacolo di Piccola Compagnia della Magnolia con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia, in collaborazione con Théâtre Durance / Scène Conventionnée (France) e Corte Ospitale di Rubiera (Mo)

Parolechiave:

Produzione: Piccola Compagnia della Magnolia

Anno di produzione: 2011

Genere: Prosa Performance

L’uomo Hamlet e il sentimento dell’Amore quando oscilla tra le pulsazioni dell’innamoramento e il vizio della possessione. Hamm-Let/Studio sulla Voracità diventa così uno spettacolo sull’ Amore quando l’Amore è cortese, spietato, vorace, quando è agli inizi e sembra per tutta la vita ma poi un tradimento arriva a negarne l’esistenza, quando l’Amore diventa sfrenata ed incestuosa lussuria, quando si ride d’amore e ci si sente immortali, quando Amleto è il frutto della Donna e dalla donna è divorato, quando non si dovrebbe mai parlare d’amore perché le parole tradiscono e l’intelletto cristallizza il nostro umano sentire in maniera ineluttabile. Partendo dall’inesauribile capolavoro di Shakespeare e attraversando il linguaggio cruento di Muller, Hamm-Let/Studio sulla Voracità racconta di Amleto-Gertrude-Ofelia, tre nature che per amore si annullano a vicenda eliminando il proprio doppio, quella parte malagevole di sé che ha contagiato l’altro e che ora si ritorce sui protagonisti come
una macchina infernale che divora i rapporti tra una madre ed un figlio e tra due amanti. La ricerca su Hamlet ci ha mostrato - dietro alla tragedia di vendetta - un nodo non risolto nell’animo di Amleto rispetto alla femmina da lui ingigantita quasi a divenirne il fantoccio e immediatamente negata sino a causarne la morte. Solo così Amleto “digerisce” la donna e può finalmente morire da intellettuale, dando voce e nome al silenzio che lo ricopre.
Il lavoro nelle prove è devoto alla parola e cerca le possibilità per contenere il verso shakespeariano e allo stesso tempo cogliere una modalità estetizzante che avvolga il freddo testo di Muller. Sono dunque le parole a plasmare i volti e i corpi degli attori, a governarli secondo la loro musica, a renderli poetici. E la partitura musicale può diventare un’ossessione elettronica che informa l’agire degli attori in scena oppure un’aria straziante che accompagna Ofelia verso l’acqua o ancora Gertrude che - bulimica – consuma il suo lauto pranzo sul corpo senza vita di Hamm-Let sulle note di Mia Martini. Le suggestioni rispetto all’ambiente, ai costumi e all’ “aria che si respira” arrivano dal teatro giapponese, dall’opera barocca ma anche da un mondo sacro, quasi che il regno di Hamm-Let fosse una cattedrale in rovina tra macerie di debordante femminilità. Proseguendo il lavoro della compagnia sull’antinaturalismo e sull’artificio come devianza dal verosimile, ecco che i corpi tesi, le voci deformate, la scomposizione gestuale si sposano alla ricerca sui costumi e sul trucco fornendo l’accesso ad uno spettacolo poetico e crudele, dove si affonda nella carne viva, dove ancora e sempre sia l’emozione a veicolare il senso.

Per visualizzare il video integrale devi essere registrato come operatore o teatro e aver eseguito l'accesso.

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