Regia: Progetto Amuni
Drammaturgia: Progetto Amuni
Attori: Abdoul Diallo, Julia Jedlikowska, Gloria Oppong, Alfred Sobo Blay
Altri crediti: luci e musiche originali: Jean Mathieu Marie ; tutor artistico: Giuseppe Provinzano
Parolechiave:
Produzione: Babel con il sostegno di Spazio Franco
Anno di produzione: 2025
Genere: Teatroragazzi (11-18) Teatro-danza Performance
SINOSSI
Una barca salpa dal Sahara Occidentale diretta in Europa, ma le correnti la spingono al largo nell’Oceano Atlantico. Nessuno se ne accorge. Nove mesi dopo, viene ritrovata in Brasile: alla deriva, vuota, dimenticata.
Uno yacht di lusso affonda in venti minuti durante una tempesta, davanti alle coste siciliane. Poche ore dopo, l’Europa intera mobilita i suoi mezzi più importanti per cercare superstiti.
In Crimea, una famiglia russo-ucraina decide di scappare su una barca di fortuna nel Mar Nero. Non arriverà mai.
Un poeta palestinese parte lasciando la sua terra. Non ha più niente, non ha più nessuno. Porta con sé solo le sue poesie, ma non ne scriverà mai altre.
Un ragazzino del Mali lascia la Libia su un barcone. Ha una pagella piena di buoni voti cucita in tasca. Nessuno la leggerà.
Storie che come le vite si intrecciano, si moltiplicano, si confondono.
Vite e sogni che non hanno trovato approdo sulla terra ma che nel mare si riconoscono uguali senza differenze, senza privilegi, senza distinzioni.
P.O.V. – Point of View è un racconto corale, poetico e politico, che dal mare ribalta il punto di vista di chi lo ha sfidato senza ritorno.
Un viaggio sí ... ma al contrario: non verso l’approdo, ma dal fondo del mare fino al momento della partenza, per restituire dignità alle esistenze sospese e ai sogni mancati.
NOTE di REGIA
Abbiamo scelto di raccontare il viaggio al contrario. Non l’ennesimo approdo mancato, non il dolore dell’arrivo negato, ma il percorso inverso: dal fondo del mare sino a casa, sino al momento in cui tutto ha avuto inizio. È una prospettiva diversa, un ribaltamento necessario.
In questo movimento all’indietro, il mare non è solo tomba ma anche custode, luogo da cui riaffiorano voci, corpi, ricordi. È dal fondo che riemergono le storie: un ragazzo del Mali, un poeta palestinese, una famiglia in fuga dalla Crimea, lavoratori invisibili di uno yacht, i dispersi di un barcone nell’Atlantico.
Il racconto si costruisce come un rituale corale, fatto di gesti e di parole che riattraversano la memoria. In scena, gli attori non interpretano personaggi, ma evocano presenze: diventano ponti tra passato e presente, tra la vita vissuta e quella immaginata.
‘Point of View’ significa guardare da un altro punto di vista. Significa ribaltare la prospettiva: non la nostra, quella di chi osserva da terra, ma quella di chi ha attraversato il mare senza ritorno. È un teatro che non documenta, ma immagina; non rappresenta, ma ricorda; non chiude, ma apre domande.
Informazione riservata agli Organizzatori
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