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Quei Due

Le Scimmie

Genere Teatroragazzi (14-99) Prosa
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Regia: Carlo Geltrude

Drammaturgia: Ciro Burzo

Attori: Giovanna Sannino Gaetano Migliaccio

Altri crediti: aiuto regia Mario Ascione costumi Rachele Nuzzo scenografia Carlo Geltrude organizzazione Anna de Stefano ufficio stampa Benedetta Bartolini

Parolechiave: COPPIA, VIOLENZA, POSSESSO, OSSESSIONE, DENUNCIA

Produzione: Le Scimmie

Anno di produzione: 2024

Genere: Teatroragazzi (14-99) Prosa

Sinossi:
“Quei due” è un progetto teatrale che vuole denunciare, senza ipocrisie, gli abusi all’interno della coppia. Andando oltre gli aspetti più “visibili” della violenza, la ricerca artistica esplora quei comportamenti subdoli come le fasi lunari che crescono gradualmente, ma hanno un impatto profondo, e che spesso vengono sottovalutati o addirittura accettati come parte integrante dell'amore. L’attenzione dello spettatore viene rivolta alla violenza che a prima vista sfugge, passa in secondo piano, viene sminuita, e che convince persino della sua normalità, in nome della menzogna secondo cui l’unico fine che giustifica i mezzi è l’amore. Amore che, in questi contesti, fa rima con ossessione e privazione. In un rapporto di coppia dove tu mi appartieni in quanto oggetto, creando un binomio perfetto tra oggetto e padrone che ha come collante la paura.
Lo spettatore sbircia la storia d’amore, raccontata in diversi momenti, quadri, trovandosi di volta in volta in ambientazioni diverse e in un tempo sconnesso. Attraverso una narrazione frammentata che rispecchia la complessità della vita moderna, lo spettacolo mette in scena situazioni e dialoghi che richiamano esperienze quotidiane e relazioni reali.L'obiettivo non è di accusare qualcuno, piuttosto, si tratta di una riflessione su ciò che è veramente importante in una relazione e su cosa non dovrebbe mai accadere. In un'epoca in cui la sensibilità verso le questioni legate all'abuso psicologico e alla coercizione emotiva stanno emergendo sempre più, "Quei Due" invita il pubblico a esaminare criticamente le ambiguità della violenza e a cercare una maggiore consapevolezza delle dinamiche di potere all'interno delle relazioni amorose. E poiché nella solitudine non c’è speranza, come suggerisce Rodari, “la parola singola agisce solo quando ne incontra una seconda che la provoca, che la costringe ad uscire dai binari dell'abitudine, a scoprirsi nuove capacità di significare”.

Note di regia:
«Nello spettacolo la metafora delle fasi lunari viene restituita registicamente attraverso il ritmo scenico, cercando di rappresentare l’escalation della violenza all’interno del rapporto – spiega il regista Carlo Geltrude – Nelle prime fasi la violenza è solo intravista: si manifesta in piccoli gesti quotidiani. È presente, ma non interamente riconoscibile e, per questo, più insidiosa. Il rapporto tra i protagonisti cresce sotto lo sguardo degli spettatori, finché la violenza diventa pienamente visibile. La luna, come la violenza, in realtà è sempre piena, anche quando noi non la vediamo, e aspetta solo di mostrarsi completamente per quello che è».

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